Il periodo cartaginese

Arrogus de storia
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
Sono ormai trascorsi diversi anni, da quando si realizzarono i lavori di scavo per la realizzazione delle fondazioni della erigenda chiesa di S. Severa. Con l’esecuzione dei lavori si riportando alla luce diverse tombe del periodo cartaginese, dominazione che i sangavinesi, come il popolo dei beroniacensi, dovettero subire a partire dal 510. 
Quando gli eserciti della città di Cartagine, con un improvviso sbarco nei pressi della principale e più antica città dei beroniacense, situata lungo le rive del Marceddì, la conquistarono ponendola a ferro e fuoco e deportandone gli abitanti superstiti in un’area più interna. I cartaginesi, a breve distanza da questo luogo, daranno vita ad una nuovo centro abitato, che chiameranno Quart-Hadasht. i romani Neapolis ed anche i bizantini denomineranno in diverso modo. L’occupazione di buona parte della Sardegna del 510, avviene dopo il fallito tentativo di conquista condotto dal re generale Malco, tra gli anni 545 – 535. La spedizione vittoriosa era comandata dai generali Amilcare e Asdrubale, porterà alla conquista di gran parte del retroterra di diverse importanti colonie dando loro unità territoriale e ponendo sotto controllo commerciale un territorio che, aggirando le barbagie, si estendeva dall’attuale Campeda sino al Gerrei. La nuova spedizione militare, era finanziata da quelle famiglie che, durante il regno di Dario, lasciarono la terra fenicia, a causa del suo abbandonare la politica di tolleranza portata avanti da re Ciro. Re Dario promuoveva e cercava di fare delle forti pressioni per far abbracciare, a tutte le genti facenti parte del suo impero, la religione del profeta Zoroastro. Il re si impose anche nel far abbandonare ai diversi popoli sottomessi, le loro costumanze storiche e dar vita ad un forte stato centralizzato. Le famiglie di stirpe fenicia che si distribuiranno nel territorio isolano,cercarono di mostrarsi come mercanti il cui solo compito era quello di commercializzare quanto i sangavinesi e le altre genti sarde producevano, anche perché le truppe per tenere sotto pressione i sardi costavano essendo queste costituite da mercenari. I coloni nel loro distribuirsi nel territorio come civili, alla fine faceva si che i pochi gruppi famigliari presenti nei principali villaggi ad interesse commerciale fossero in realtà delle comunità di scarso peso il cui numero non le avrebbe permesso di controllare un così vasto territorio, ecco perché quando dopo il 238/237 Roma prenderà l’isola i sardi non mancarono di ribellarsi al suo pesante fiscalismo. Il loro operare, però, non si doveva certamente limitare al controllo di quanto producevano i sardi, ma essi stessi, con l’ausilio di schiavi coltivavano alcune terre dei sardi, monopolizzando ogni sorta di mercato ed i prezzi. Gli ori rinvenuti nell’occasione, mostrano il benessere goduto da quelle famiglie, di origine fenicia, insediate ai margini di quel centro abitato che noi conosciamo col nome di Nuratzeddu. Le nuove genti preferirono insediarsi in quei centri, posti in importanti crocevia, che avrebbero garantito il controllo dei commerci. La loro presenza nel territorio contribuì alla trasformazione dall’economia del villaggio che pur continuando ad operare in autarchia inizia ad aprirsi non più con le sole occasioni date dalle fiere o sagre nuragiche, ma l’arrivo periodico di commercianti ambulanti riesce ad attuare delle attività più specialistiche oltre alla possibilità sopperire quanto manca o i possibili beni voluttuari. Nonostante si possa iniziare a parlare di un’economia di mercato, questa la si deve vedere in un contesto di monopolio. Restano ancora oscuro se una regione fosse sotto controllo di una famiglia di commercianti o più commercianti avevano accesso commerciale in qull’area, nei contati di acquisto e vendita con le popolazioni indigene. La presenza di elementi di stirpe fenicia nel territorio, contribuì a innovare gli usi ed i costumi locali, le tecniche costruttive e non mancarono innovazioni in campo agricolo, ma anche nel vestiario e nell’elaborare i prodotti artigianali come i tessuti , la ceramica, la lavorazione dei metalli e degli strumenti lignei. Per non parlare di come i vari prodotti diventano più raffinati anche grazie ad un maggior uso di utensili più specialistici. I giovani del territorio poterono godere di un nuova attività quella di arruolarsi nell’esercito cartaginese o per conto di qualche generale al soldo della città di appartenenza.