L'uomo che cammina

Fumetti
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"L'uomo che cammina" di Jiro Taniguchi - Panini Comics, 1992.

In un'epoca in cui la vita scorre frenetica, in un mondo nel quale tutto sembra diventare più difficile, come per esempio le relazioni interpersonali e lo sviluppo delle problematiche quotidiane, si cerca un rimedio per lenire uno dei più grandi mali del secolo: lo stress.

E come per tutti i giapponesi (ma anche per chi nelle città ci vive o, per motivi di lavoro o di studio, ci trascorre gran parte della giornata), questo ritmo di vita troppo veloce diventa insopportabile. Così nascono le proposte per diminuire un poco questa andatura, finalizzate al rilassamento, poiché solo se si è rilassati si è sereni. Jiro Taniguchi, famosissimo mangaka giapponese nato a Tottori il 14 agosto 1947, è l'autore de L'uomo che cammina, manga a carattere monografico nato proprio per le sentite esigenze alle quali abbiamo prima accennato. È un manga sui generis, un seinen, con alcune caratteristiche proprie della New Age; inoltre la struttura del fumetto è perfettamente funzionale a ciò che vuole perseguire. La storia si avvale di un disegno chiaro e pulito, sbiadito quasi: dei piccoli quadretti di genere che vengono descritti attraverso l'osservazione delle immagini, caratterizzate da un tratto asciutto, da una ben accetta dovizia nei particolari, ma anche da un diligente uso dei retini e da un sapiente utilizzo delle ombre. L'opera, edita da Panini Comics nella collana Planet Manga in un lussuoso tankobon reperibile nelle librerie specializzate a 10,90 euro, consta di 17 capitoletti, ciascuno dei quali è costituito da 8 tavole che descrivono al meglio gli stati d'animo dell'uomo che interagisce con i personaggi e gli ambienti visti durante le passeggiate. Detto questo è necessario notare che il protagonista di queste storie brevi non viene mai indicato con un nome: l'intento è chiaramente quello di lasciare ampio spazio di immedesimazione al lettore che vorrebbe, credo, riconoscersi ne L'uomo che cammina. La serenità viene qui raggiunta per mezzo dell'osservazione, la quale ci costringe a soffermarci su quello che ci circonda. Così anche le piccole cose possono trasmetterci grandi emozioni, come un improvviso acquazzone in piena estate o l'osservare la città stando seduti tra i rami di un grande albero. E pure la vita notturna si trasforma, acquistando una fisionomia diversa: un parco appena rischiarato dalle luci della luna, delle stelle e dei lampioni suscita emozioni nuove, dovute non soltanto al fatto che l'ambiente è trasformato dalla luce rarefatta, ma anche per l'assenza della vita che scorre in quel luogo durante la giornata: ciò crea un senso di vuoto, di silenzio interiore sconosciuto al giapponese medio. Così anche un oggetto di uso quotidiano come un rossetto smarrito ci spinge a soffermarci, a rallentare, ponendoci delle domande su di esso ( di chi fosse, quale età avesse la sua proprietaria etc.) Quello che allora spinge L'uomo che cammina a muoversi non è la passeggiata fine a se stessa, ma quello che può nascere dall'osservazione di queste piccole cose che ci stanno attorno e che, in quanto piccole, ci sfuggono nella loro importanza. E proprio seguendo questo omino in apparenza insignificante, possiamo, anche noi, rallentare, arrestare le nostre corse affannose, per camminare un poco: ma lentamente, così, con serenità.