Anche oro e argento tra le produzioni dello stabilimento di S. Gavino

Da Il Filo della Memoria 2.0 - Biblioteca Multimediale di San Gavino Monreale (VS).

Da "Il Messaggero Sardo", Anno XXI n.7 di Agosto-Settembre-Ottobre 1989.

ANCHE ORO E ARGENTO TRA LE PRODUZIONI DELLO STABILIMENTO DI S. GAVINO

di Massimo Carta

Dalla lavorazione del piombo primario si ricavano preziose «impurità»

L'articolo de "Il Messaggero Sardo"

Le chiamano «impurità» e vengono eliminate (ma non buttate via) lungo la fase di raffinazione del piombo primario che arriva dagli stabilimenti di Portovesme (CA).

L’anno scorso l’impianto di raffinazione della Nuova Samim (Gruppo Eni) di S. Gavino (CA) trattò 78.000 tonnellate di piombo, la cui purezza di metallo è stata la più alta d'Europa (99,95%). Quest’anno prevede di trattarne almeno 100.000 tonnellate, ma quasi certamente questo tetto verrà superato. «Tuttavia, se è vero che l’impianto della Nuova Samim punta a migliorare le sue produzioni e la qualità del piombo, ha tenuto a precisare il direttore dello stabilimento dott. Emilio Simeone, le nostre attenzioni sono rivolte anche, e in modo particolare, alle cosiddette «impurità» che noi, attraverso ulteriori processi di raffinazione, traduciamo in metalli e tra questi metalli preziosi». «Nell'impianto di raffinazione di S. Gavino, puntualizza l’ing. Giuliano Cois viene scrupolosamente applicato il principio del «nulla si crea e nulla si distrugge». Ogni elemento che è contenuto nel piombo di base ricavato dal minerale, in parte proveniente dalle miniere sarde di Masua, Monteponi, Campo Pisano ed altre, viene separato ed utilizzato». In nessun’altra circostanza, forse, le «impurità» dei cicli di lavorazione ricevono tante attenzioni e particolari cure, quante ne ricevono dalle 270 maestranze della Nuova Sainim di S. Gavino. Il perchè di tante attenzioni è giustificaio dalla presenza dell'argento e dell’oro. Ebbene si: argento e oro, oltre al rame, l'antimonio e al bismuto. E che non sia trascurabile questo ricupero, lo confermano le cifre: 10 tonnellate di argento (99,95% di purezza) e 18-20 kg. d’oro (99.96%) al mese costituiranno l'obiettivo 89 di questo stabilimento. «L'anno scorso, ha dichiarato il direttore, lo stabilimento raffinò complessivamente 78.000 tonnellate di piombo e ricavò 95 tonnellate di argento e 160 kg. di oro. Quest'anno le nostre proiezioni portano a circa 120 tonnellate di argento c a 250 kg. d’oro». La parte «nobile» di questo stabilimento, dove si ricavano i metalli preziosi, è proprio al centro del grande impianto. É un lavoro che impegna pochissime persone: quattro nella raffinazione dell’argento e una sola per l’oro. «Coloro che operano nel reparto raffinazione argento, precisa Giuseppe Ucchcddu capo del personale, vengono suddivisi due per turno». Al reparto si può accedere passando attraverso severissimi sistemi di controllo. Il tutto si muove sotto l'occhio vigile delle telecamere. Nel reparto raffinazione argento, una serie di vasche, stracolme di acidi, contengono gli anodi (placche d’argento non del tutto puro) che al contatto con l’acido lasciano cadere sul fondo particelle di argento purissimo, che attraverso delicati passaggi viene quindi ricuperato e centrifugato per asciugarlo, facendolo diventare graniglia finissima di quel metallo prezioso che è l'argento 9.95. «Dopo questa fase, precisa l'ing. Giuliano Cois, si passa alla fusione per farne lingotti (pani) da 30 kg. Il fango nero che avanza dalla raffinazione per l'argento viene preso in consegna dal nostro «uomo d’oro» Biagio Carola, il quale nel suo attiguo laboratorio ricava una graniglia d'oro che a sua volta viene fusa per ricavarne pani d’oro al 99,96% di purezza e del peso di 3 o 5 kg». Com'è facilmente intuibile questi lingottoni d’argento e d’oro vanno, sia pure per brevissimo tempo, a finire in una speciale cassaforte ricavata all’interno di un blocco di cemento armato con muri spessi oltre mezzo metro e con una porta d’accesso blindata la cui combinazione d’apertura è nota solo a due persone. Può essere definito «l’uomo d'oro» o il «Goldfinger» della Sardegna. Alto, con una immagine che mostra qualche anno in più rispetto alle sue 44 primavere. Biagio Carola da 12 anni è l'unico addetto a trasformare una fanghiglia nerastra in polvere d'oro, che poi fonde e trasforma in lingottoni da 3 o 5 kg. ciascuno. Biagio Carola da 21 anni opera all'intemo della vecchia fonderia di S. Gavino, oggi diventata l'impianto di raffinazione più all’avanguardia in Italia per quanto riguarda metalli preziosi da minerale. Da 12 anni quest’uomo, rinchiuso nel suo laboratorio, riceve i fanghi auriferi «scartati» dal reparto raffinazionec argento e li trasforma in oro attraverso sofisticati procedimenti. «Sono circa 18-20 kg. di oro al mese che vengono prodotti in questo laboratorio». «Gli amici e i compagni di lavoro, confida Biagio Carola, inizialmente mi prendevano per il culo chiamandomi «l'orefice». Da allora ho smesso persino di portare la catenina d’oro al collo». La prassi vuole che in stabilimento esista una vera e propria «nomination» per accedere a questo delicatissimo incarico. «Si passa attraverso l'incarico di «successore nominato» che equivale in pratica a vice-uomo d'oro, il quale prende il posto più importante ogni qualvolta questi si assenta per ferie, malattia o altre esigenze». Attualmente «successore nominato» è Franco Lai che ha 38 anni ed è nativo di S. Gavino. Sarà Franco Lai a prendere il posto di Biagio Carola quando quest'ultimo andrà in pensione. «Il nostro lavoro, ha detto Franco Lai, è di grande responsabilità, ma non si differenzia da quello svolto dagli altri compagni nei diversi reparti. Non abbiamo alcuna indennità speciale». «L'unica emozione, ha confidato "l’uomo d'oro” Biagio Carola, l'ho vissuta la prima volta quando 12 anni fa vidi sotto gli occhi trasformarsi quel fango nero in polvere d’oro. Forse per qualche istante mi sono persino sentito importante. Poi però, l’abitudine di trattare questo metallo, ha fatto capire che il mio lavoro è simile a quello di colui che opera in banca e che maneggia tanti soldi, ma non sono suoi».


IL «GOLDFINGER» DELLA SARDEGNA

ll prezioso carico, con gli accorgimenti del caso, va a finire nei laboratori Uno-A-Erre di Arezzo, oppure alla Metalli Preziosi di Paderno, nonché al notissimo mercante di metalli preziosi Mario Villa di Milano. Se tutto andra per il giusto verso, a fine 89 la Nuova Samim di S. Gavino, dalla trasformazione delle cosiddette «impurità» del piombo, che resta l’attività primaria dello stabilimento, dovrebbe poter ricavare tna quarantina di miliardi di lire, equivalenti a 250 kg. d’oro e 120 tonnellate d’argento che costituiscono l’unica produzione di metallo prezioso nazionale ricavata da minerale. «Nella fase di raffigurazione per metalli preziosi, ha aggiunto il direttore dott. Emilio Simeone, mettiamo persino le polveri che, trascinate dai fumi nelle ciminiere, vengono captate dai filtri. In quelle polveri infatti vi è una certa quantità d’argento e d’oro che vale la pena di ricuperare». «Due sono gli obiettivi colti con questa operazione, ha precisato il capo del personale Giuseppe Uccheddu. Uno di natura economica e l’altro di carattere ecologico». Circa le percentuali d'argento e d'oro contenute nel piombo, queste variano a seconda della provenienza del minerale che arriva nelle fonderie di Portovesme, an-ch’esse della Nuova Samim, società questa capofila dell’Eni nel settore minero-metallurgico non ferroso. «Le percentuali dell'argento e dell’oro, ha spiegato un tecnico del reparto della raffinazione termica di S. Gavino (dove esiste anche il secondo processo di lavorazione che è quello elettrolitico) variano a seconda del tipo di piombo. Quello più ricco d’argento e d’oro è il piombo prodotto con minerali che arrivano dall'Asia e dal Messico che può contenere persino 2 kg. d'argento e 8-10 gr. d'oro in ogni tonnellata di piombo d'opera che viene sottoposto a raffinazione a S. Gavino. In altri casi invece, ed è la media del piombo ricavato dal minerale sardo, ogni tonnellata di piombo contiene circa 300-400 gr. d’argento e circa 2 gr. d’oro. Ciò significa che le quantità d'argento e d'oro dipendono dai filoni dei minerali che possono presentarsi in natura «ricchi in argento» oppure con tenori in metallo prezioso che rientrano nella normalità». Tuttavia, a questo riguardo, va ricordato che lo sfruttamento per oltre 2000 anni dei giacimenti di piombo argentifero sardo, hanno notevolmente impoverito la Sardegna dei metalli nobili. Quest'attività infatti affonda le sue radici nel periodo fenicio-punico. Di certo gli antichi Romani conoscevano e sfruttavano in maniera considerevole le miniere di Metalla e Antas dai cui minerali ricavavano il piombo e l’argento. Analogo discorso industriale attuarono i Pisani e gli Aragonesi nella fase di dominazione di quest'isola, fino ad arrivare al secolo scorso allorché, dopo l’estensione all'Isola dell'editto minerario promulgato da Carlo Alberto, si ebbe un notevole impulso produttivo dei minerali di piombo, zinco e quindi dell'argento. Ad Iglesias (CA) centro più importante della zona mineraria, l'argento si lavorava in decine di botteghe artigiane già nel periodo medioevale. Sono testimoni, dell’arte degli argentieri, i crocifìssi e le monete coniate dalla zecca della medioevale Villa di Chiese (attuale Iglesias) che utilizzava l’argento delle miniere locali. Oggi intorno ai metalli preziosi è in atto una sfida che potrebbe, nel medio termine, dare una svolta e soprattutto risultati senza precedenti. Di recente l’Agip Miniere, anch'essa collegata all’Eni, avrebbe individuato alcuni siti della Sardegna in cui sarebbero presenti quantitativi di quarzi auriferi ed altre conformazioni naturali in cui è contenuto «una certa interessante quantità d’oro». Un discorso, quest’ultimo, al quale la Sardegna, ma in modo particolare l'Iglesiente, si sente fortemente attratta per i nuovi interessi che la materia potrebbe suscitare laddove, vocazionalmente e culturalmente, l'antistorica miniera, rappresenta ancora il più radicato discorso economico del territorio.


QUANDO IL PIOMBO SI TRASFORMA IN ORO

Se è vero che l'argento e l’oro, per natura, sono metalli preziosi, nello stabilimento Nuova Samim di S. Gavino anche il piombo può diventare altrettanto prezioso e famoso a livello mondiale. È questo infatti lo stabilimento che ogni quattro anni fornisce i pallini in piombo destinati alle gare di tiro al piattello e carabine nelle olimpiadi di tutto il mondo. «É ormai diventata una tradizione la fornitura dei pallini "Montevecchio’’ alle olimpiadi di turno, dice il direttore dott. Emilio Simeone. Questi pallini sono ricercati anche per le altre competizioni nazionali ed internazionali, per la loro perfezione di peso, sfericità e nichelatura, sui controlli gli addetti di questo stabilimento sono particolarmente severi». Ogni anno dalla Nuova Samim di S. Gavino escono migliaia di tonnellate di pallini destinati ai fabbricanti di cartucce da caccia e da competizione. Cosi c'è stata la spedizione per le olimpiadi di Tokio. Montreal, Los Angeles, Seul. I pallini «Montevecchio» vengono prodotti con la tecnica a stampo che consente di ottenere un prodotto pressocché perfetto. «Tuttavia ogni pallino, attraverso un processo automatico di verifica, subisce una serie aggiuntiva di controlli, prima di essere sottoposto al trattamento di nichelatura che avvolge l’anima in piombo di una patina di nichel. Sono pallini che consentono alle carabine dei più qualificati sportivi di centrare il maggior numero di bersagli.