La vera immagine di Eleonora d’Arborea

Da Il Filo della Memoria 2.0 - Biblioteca Multimediale di San Gavino Monreale (VS).

Da "Il Messaggero Sardo", Anno XV n.3 del marzo 1984.

Scoperta in una chiesetta di San Gavino Monreale

La vera immagine di Eleonora d’Arborea

di Ottavio Olita

L'articolo de "Il Messaggero Sardo"

A San Gavino Monreale, in una chiesetta di un monastero vicina al cimitero del paese, sono state scoperte alcune sculture importantissime per la storia dei sardi: sono quelle che raffigurano Eleonora d’Arborca e quattro altri membri della sua famiglia.

La scoperta è stata fatta dal professor Francesco Cesare Casula e da un gruppo di ricercatori dell'istituto di storia medievale dell'università di Cagliari.

Con questo ritrovamento la figura di Eleonora d'Arborea esce ancor più gigantesca della storia. La scultura mostra infatti che, all'epoca in cui reggeva già il trono per conto dei figli minorenni, Federico, che mori l'anno stesso in cui la chiesa venne completata, il 1387, a Mariano, (che poi diventerà Mariano V ma morrà ancora bambino), Eleonora aveva una vasta deturpazione alla guancia destra. La memoria storica dei sardi ha sempre ignorato questa deturpazione che neppure lo scalpellino che scolpì i volti fu costretto a tenere nascosta. Se i sardi hanno volontariamente taciuto di quel difetto esteriore per conservare il mito di Eleonora come regina, evidentemente la sua grandezza è stata tale da farle mantenere questo titolo per tutti i sardi, nonostante dal punto di vista istituzionale non lo sia mai stata, e di considerare questo fatto molto più importante di un particolare che avrebbe potuto danneggiare il suo ricordo. La scoperta è stata resa pubblica nel marzo scorso e ha suscitato curiosità ed incredulità ma anche un grande entusiasmo. Le quattro sculture hanno la funzione architettonica di <<peducci pensili». Servono, in altre parole, come parte terminale e di sostegno delle costolature di rinforzo della volta della chiesa.

Sulla datazione della chiesa non ci sono dubbi perche un’incisione ai lati dell'altare. in sardo, ne riporta la data di ultimazione e di apertura al culto: 1387. La certezza di questa data ha consentito agli storici di identificare i volti scolpiti. Sono, oltre a Eleonora, il padre Mariano IV, il fratello Ugone III, che stringe a sè una giovinetta, probabilmente la figlia Benedetta, il marito Brancalcone Doria. Ogni scultura ha una sua particolare caratterizzazione. Mariano IV, il più grande re di tutta la dinastia, è mostrato con tutti i segni del potere: la corona, l'abbigliamento, i simboli araldici. Anche da qui ne viene fuori la dimostrazione della falsità che tutti i conquistatori hanno scritto su cosa fossero in realtà i giudicati e i loro capi. Contrabbandati sempre, da spagnoli o pisani, come una sorta di organizzazioni di varie tribù, anche questa piccola scultura di San Gavino dimostra invece che il popolo sardo, a quell'epoca, si era data una precisa organizzazione statuale. Era un vero e proprio regno, diventato per i conquistatori «giudicato» solo perche i sardi chiamavano i loro capi «Judikes». Ma negli stessi testi storici «Giudice» era indicato come sinonimo di re.

Ugone III e la figlia Benedetta: uccisi nel 1383 in una rivolta popolare (furono buttati vivi in un pozzo), padre e figlia sono stati rappresentati dallo scalpellino con una grande intensità drammatica. L’uomo stringe a sè Benedetta (che quando fu uccisa aveva 22 anni) quasi in un ultimo atto di protezione.

Brancaleone Doria: marito di Eleonora, un illegittimo probabilmente sofferente di qualche grave malattia, trascorse buona parte della sua esistenza nelle galere di Cagliari, allora vicine alla torre di San Pancrazio, per volere dei re aragonesi, in particolare di Pietro IV il «cerimonioso>>, che voleva riuscire a tutti i costi a impadronirsi del regno d'Arborea e ricattava in questo modo Eleonora. Lo scalpellino lo rappresenta come un uccello rapace, un'aquila, costretto. legato, intrappolato. Eleonora, infine. Quando il suo volto viene scolpito ha circa 45 anni, un'età in cui le donne non portavano certo i capelli sciolti sulle spalle. Anche Benedetta, nonostante fosse molto giovane e avesse il titolo di principessa, ha i capelli raccolti a crocchia. Eleonora è per di più reggente e neppure il rango, quindi, le consente questa libertà. Che si tratti dei capelli e non di un velo che glieli raccoglie è provato da fatto che anche i capelli delle altre figure, di Mariano in particolare, sono scolpiti nello stesso modo. Se ha i capelli sciolti sulle spalle, trattenuti sulla fronte con una sorta di ghirlanda di fiori, ci deve essere una diversa ragione. Questa ragione è nel fatto che, cosi come lo scalpellino evidenzia per quel poco che gli consente la pietra calcarea. Eleonora aveva una deturpazione alla guancia. Deturpazione che probabilmente proseguiva anche verso l’orecchio (coperto dai capelli) e che probabilmente aveva anche deformato la bocca e l'occhio destro. Questa irregolarità nel volto della regina infatti, non si possono attribuire a imprecisioni dello scalpellino che invece scolpì gli altri quattro volti con estrema regolarità.

Cos'era questa deturpazione?

Il prof. Casula e i suoi ricercatori se lo son chiesto e hatino voluto porre la stessa domanda a esperti di questo tipo di malattie. Una ricercatrice dell'istituto, la dottoressa Anna Maria Oliva, si è quindi recata, fotografie della scultura di Eleonora alla mano, da dermatologi di Cagliari e Roma. In entrambe le cliniche universitarie le hanno dato la stessa risposta: molto probabilmente Eleonora era rimasta vittima di una grave ustione che le aveva deformato il lato destro del volto. Una controprova di questa irregolarità del volto di Eleonora la si trova anche all’esterno della chiesetta, dietro la parte posteriore. l'abside, dove si trova un'altra piccola scultura, una lesena, nella quale il volto di Eleonora è affiancato da altri due, probabilmente quelli dei figli, ma dei quali non rimane quasi nulla a causa dell'erosione del tempo. Sembra che non ci siano dubbi, quindi, sull'esistenza di questa deturpazione che condizionò certo la vita di Eleonora facendole fare, ad esempio, un matrimonio al di sotto di quello che la sua condizione poteva farle ambire, ma che pure non limitò certamente la sua resistenza nei confronti delle mire di conquista degli aragonesi. Ci sono voluti 600 anni per scoprire il vero volto di Eleonora, alla quale, negli ultimi secoli. una clamorosa falsificazione, aveva dato le sembianze di Giovanna la Pazza.

Ci sono voluti sei secoli, ma ora le ricerche possono proseguire seguendo linee più precise, accentuandole, intanto, proprio vicino alla chiesetta che per tanti secoli ha custodito, senza nasconderlo, un cosi importante segreto. Si sta già accertando se sotto di esse, ci possano essere delle tombe. E certo, comunque, che la famiglia dei re d'Arborea trascorreva molto del proprio tempo nella zona di San Gavino. Lo testimoniano il grande castello, che si trova a non molta distanza dalla chiesetta, e le terme di Sardara, a poca distanza da qui dove la famiglia reale andava a «passare i fanghi». Per cinque, quasi sei secoli, la nazione sarda e il suo popolo hanno avuto quattro forme statuali. i giudicati, che sono stati stroncati perche i conquistatori stranieri hanno approfittato delle loro divisioni. Questo non vuol dire che non si possa e si debba ricostruire la loro dignità storica, cancellata dalle falsità lasciate scritte dai vincitori.