A San Gavino una verità e a Portovesme l'opposto

Da Il Filo della Memoria 2.0 - Biblioteca Multimediale di San Gavino Monreale (VS).

Da "L'Unità" di venerdì 11 aprile 1980.

La DC tenta di scatenare una «guerra tra poveri» per la localizzazione del nuovo polo del piombo

A San Gavino una verità e a Portovesme l'opposto

A seconda di dove parlano i democristiani assicurano che « è questa la zona più adatta all'insediamento industriale » - Fa da contraltare la chiarezza delle proposte comuniste - La necessità di approvare al CIPI il piano presentato dalla SAMIN

Dalla nostra redazione.

L'articolo de "L'Unità"

CAGLIARI - Mentre il CIPI decide di e la localizzazione del nuovo polo del piombo, la DC scatena nel Sulcis-Iglesiente-Guspinesee una vera e propria « guerra fra poveri ». San Gavino e Portovesme: quale delle due zone indicare? E quali criteri di scelta? La risposta dei democristiani è un vero esempio di... furbizia. A San Gavino indicano questa città come zona « più adatta » per il nuovo « polo piombo ». A Portovesme succede succede la stessa cosa. Né gli uni, né gli altri spiegano criteri e motivi.

La verità è lampante: ciò che interessa ai democristiani è solo scatenare, per motivi elettoralistici, conflitti di campanile. senza alcuno sbocco positivo. Scelta tanto più grave in quanto avallata da tutta la DC regionale, che in questa ambiguità ci campa, e come. Il tutto naturalmente ha riflessi negativi sull'azione della Regione, e sui conseguenti ritardi nella localizzazione del « polo piombo » da parte del governo. La grave situazione è denunciata per l'ennesima volta dal direttivo regionale del PCI. In un incontro con le segreterie delle federazioni di Cagliari e del Sulcis sono state dibattute le proposte e le iniziative per l'attuazione di una politica di sviluppo nel settore minerario-metallurgico.« Abbiamo ribadito — dice il compagno Lello Sechi, della segreteria regionale del PCI — la nostra preoccupazione per il rinvio della scelta sul nuovo stabilimento per la produzione del piombo primario. La decisione del CIPI di richiedere nuovi studi per stabilire dove localizzare il « polo piombo » rappresenta non solo un grave colpo per le speranze di sviluppo dell'area industriale di San Gavino, già colpita dalla crisi del polo chimico- tessile, ma anche un pericoloso intralcio alla predisposizione del progetto per la costruzione e del "polo zinco" elettrolitico. Ecco, dunque, a una volta ribadite con chiarezza le proposte dei comunisti, a Cagliari come a Carbonia, San Gavino, Portovesme, Guspini e Iglesias. « Bisogna garantire a San Gavino ed al suo comprensorio — dice il compagno Sechi — gli investimenti e la occupazione previsti nel progetto regionale con l'attuazione dello stabilimento per la produzione del piombo, mentre con urgenza va costruito a Portovesme il polo dello zinco ». « Queste indicazioni — prosegue il compagno Sechi — vanno sostenute con una mobilitazione unitaria dei lavoratori e delle popolazioni. Non come fa la DC, che sacrifica ai propri fini elettoralistici gli interessi di intere popolazioni ». Nel corso dell'incontro con le federazioni di Cagliari e di Carbonia, il direttivo regionale del nostro partito ha sottolineato l'importanza del'approvazione da parte del CIPI, del piano presentato dalla SAMIM. « Certo, non sono state recepite per intero le richieste del progetto regionale. In particolar modo il piano contiene gravi carenze per quanto riguarda le iniziative e i finanziamenti della Carbosulcis, nonché la localizzazione del "polo dei piombo". Non si tratta di semplici ritardi di carattere 'tecnico'. Il sospetto, più che fondato, è che su queste carenze facciano affidamento in molti, per scatenare guerre fra poveri e nascondere le vere responsabilità. Attendiamo che ora si pronunci al più presto, su queste questioni, il nuovo governo Cossiga ». « Le carenze — afferma ancora il compagno Sechi — possono essere superate solo attraverso un'ampia mobilitazione, che coinvolga le forze democratiche del Sulcis - Iglesiente - Guspinese per la valorizzazione di tutte le risorse, per un nuovo sviluppo industriale che risponda alla domanda di occupazione assai alta anche nelle zone a tradizione mineraria ». I problemi del resto non si fermano alle questioni del piombo e dello zinco. Anche nel settore dell'alluminio i ritardi sono gravi e preoccuppanti. Le scelte che vengono adottate appaiono, in particolare, al di fuori di ogni logica coerente di programmazione. E' il caso del progetto di raddoppio degli impianti dell'Euroallumina. « Anziché promuovere lo sviluppo di industrie manifatturiere — fa osservare il compagno Sechi — si preferisce espandere ulteriormente l'industria di base, una industria che implica alti costi di impianto e impiega poca manodopera. Contro i 500 miliardi impegnati ci saranno, infatti, appena 220 nuovi posti di lavoro. Insomma, le iniziative annunciate sono ben poca cosa di fronte alle potenzialità create dalla produzione in Sardegna di 120 mila tonnellate di alluminio primario ». « E' necessario invece — conclude il compagno Sechi — muoversi con grande dinamismo avviando rapidamente la predisposizione di un progetto regionale di sviluppo del comparto dell'alluminio. La giunta regionale nel frattempo deve sollecitare l'impegno preciso da parte dell'EFIM di realizzare contestualmente in Sardegna un processo di integrazione a valle che consenta di sviluppare e specializzare la produzione.

Paolo Branca