Antonio Agri

Da Il Filo della Memoria 2.0 - Biblioteca Multimediale di San Gavino Monreale (VS).

Testimonianza di Antonio Agri

Il sig. Antonio Agri

Antonio Agri, (Sanluri Stato, frazione di Sanluri (VS), 16 febbraio 1940), è stato un operaio della Fonderia di San Gavino dal 1963 al 1974.

Indice

INTERVISTA

Ricorda il primo giorno di lavoro in Fonderia?

Era l’aprile del 1963, mi diedero una tuta ed un paio di scarpe, mi recai immediatamente in officina. Ero stato assunto in Fonderia, ero un operaio e lavoravo in officina meccanica. Indossare la tuta della Fonderia di San Gavino M.le, era stato per me come vincere una grossa somma al totocalcio; un lavoro sicuro e ben retribuito, con la prospettiva di poter costruirmi un avvenire. Questo mi avrebbe dovuto assicurare il lavoro in Fonderia.

Quali sono state le altre esperienze lavorative prima di essere assunto in fonderia?

Precedentemente avevo lavorato, per alcuni anni, come muratore, poi partì per leva militare. Fui assunto nell’officina meccanica della Fonderia, anche perché avevo frequentato 3 anni di avviamento industriale, una specie di scuola professionale dei tempi, che mi diede la necessaria preparazione teorica e pratica per poi lavorare in officina. Fu assunto, come mi ha detto, anche perché aveva ricevuto una adeguata istruzione professionale, che certificavano con la qualifica, la sua buona preparazione come eventuale operaio meccanico. Era una buona scuola, preparava bene, ad esempio in matematica si arrivava sino all’insegnamento della trigonometria.
Era un corso di studi abbastanza avanzato.
Avevo ricevuto un buon insegnamento della matematica e della geometria, conoscenze che quando sono stato assunto mi sono state relativamente utili, perché come tutti sanno tra la teoria e la pratica del mondo del lavoro c’è sempre uno scarto.

Che idea si era fatto del lavoro in Fonderia, in quei primi giorni?

Lavorare in fonderia, dava delle certezze, rispetto ad esempio al lavoro del muratore, che guadagnava intorno alle 800 lire al giorno, ma non vi era la cassa malattia, non c’era l’infortunio e lavoravi solo se stavi bene o asseconda delle condizioni climatiche. Ma chi lavorava in Fonderia guadagnava circa 2000 lire al giorno e lo stipendio arrivava puntuale ogni fine mese. Un salto di qualità notevole. Io non avevo mai visto una busta paga sin quando non entrai in Fonderia.

Quanti anni aveva quando cominciò a lavorare in fonderia?

Avevo 22 anni. La Fonderia per certi versi appariva come una realtà a parte rispetto al resto del paese (San Gavino M.le), che era dedito ad altre attività come quella edile o agricola.

Vorrei chiederle quale era la sua opinione, prima di essere assunto, sulla Fonderia e su chi vi lavorava?

Prima di essere assunto in Fonderia, devo ammettere che invidiavo chi vi lavorava, nel senso che rispetto a lavoratori come muratori o contadini, stavano economicamente bene, meno per quanto riguarda la salute. I figli degli operai della Fonderia potevano proseguire i loro studi oltre quelli dell’obbligo, sino al raggiungimento del diploma, molti frequentavano le industriali. Le scuole medie obbligatorie sono state istituite proprio in quegli anni, inizio anni ’60.Intorno agli anni ’50, dopo avendo finito le elementari, frequentai le scuole dell’avviamento professionale. Era la sola possibilità che si aveva per le famiglie che non avevano gli opportuni mezzi finanziari. Mentre ad esempio i figli degli operai della Fonderia, che avevano uno stipendio ogni mese (come ho già detto) frequentavano le scuole medie del vescovo, che erano private, le quali ricevevano dalla Fonderia, per ogni bambino che la frequentava, una sorta di contributo.

In cosa consisteva il suo lavoro, nei primi tempi dell’assunzione? Era un lavoro particolarmente pesante? Quali erano i rapporti con i suoi colleghi?

Fui accolto dai miei colleghi, se non proprio con indifferenza, con qualcosa che gli assomigliava molto. Come spesso capita alcuni ti accolgono bene ad altri non gliene frega niente. Il mio lavoro consisteva nel verificare i pesi ogni volta che entravano i camion carichi di minerali o uscivano dopo lo scarico. Ero d’aiuto ad un operaio specializzato in queste attività.

Per questo tipo di operazioni impiegavate delle macchine?

Si usava una specie di gru a cavalletto, con la quale si sollevava questa piattaforma, che veniva pulita e dove si mettevano i pesi a ogni angolo. I pesi variavano da un minimo di 20 kg. Dovevano essere spostati manualmente. Era un operazione che eseguivo da solo, mentre l’operaio specializzato verificava la correttezza del peso. Questo è stato il mio primo lavoro in fonderia. Finito il lavoro mi lavavo nei lavatoi e depositavo la tuta e il casco negli stipetti, cose che precedentemente non avevo mai visto quando lavoravo come muratore.

E l’orario di lavoro?

L’orario di lavoro era ottimo, il mio turno in officina era dalle 08.00 alle 13.00. Entravi alle 08.00 del mattino e alle 12.00 c’era la pausa pranzo di 1 ora , rientro alle 13.00 uscita alle 16.00. mentre quando ero muratore uscivi all’alba e rientravi al tramonto per 700 o 800 lire al giorno. In Fonderia erano previsti tre turni: dalla 08.00 alle 16.00; dalle 16.00 alle 24.00; 00.00 alle 08.00.

Alla 12.00 c’era la pausa pranzo, si mangiava in Fonderia oppure si rientrava a casa?

I Sangavinesi rientravano a casa, mentre i turnisti mangiavano nello stabilimento. Poi agli inizi degli anni ’70 è stata istituita la mensa per gli operai.

Per quanto tempo ha lavorato in fonderia?

Ho lavorato per più di 10 anni, dal 1963 al 1974.

Sempre in officina?

Ne parleremo più avanti, comunque non sempre nella stessa mansione.

I rapporti con i suoi colleghi, con l’andare del tempo sono migliorati?

Non si litigava quasi mai tra colleghi a parte qualche discussione per il lavoro! Si lavorava sodo, ma volentieri.

Proprio nessuno faceva il furbo?

Ripeto, lavoravamo tutti. Si lavorava anche perché eri ben retribuito e se facevi un’ora di straordinario era ben pagata.

La direzione della Fonderia che strumenti utilizzava per controllare la produttività degli operai?

Il lavoro era cosi organizzato: c’era un capofficina e subito sotto di lui c’era un capo operaio addetto a distribuire i lavori necessari da fare durante la giornata. Si era sotto uno stretto controllo. Il capo operaio ti affidava il lavoro che dovevi portare a termine. C’era sempre qualcuno che controllava il lavoro. I fannulloni venivano mandati via, soprattutto se erano alle prime armi, ma era veramente impossibile fare il poltrone, perché come ho detto c’era sempre qualcuno che controllava come e se lavoravi.

Era un specie di catena di montaggio?

No, era un sistema del tutto diverso dalla catena di montaggio, sia nell’officina in cui lavoravo sia anche nel reparto fusione, il cuore della Fonderia. Una sorta di catena di montaggio si poteva individuare nel Reparto Pallini, che andava dalla produzione al confezionamento. La produzione dei pallini avveniva nel seguente modo: dalle caldaie di fusione fuoriusciva un filo di piombo, seguito da un filo di grasso di 4 cm. di spessore che andava finire nelle trafile e questo filo diventava ancora più fine. Veniva avvolto in dei contenitori e da qui andava all’interno di speciali macchinette da cui venivano fuori i pallini.

C’erano dei periodi di prova per i nuovi assunti?

Si. C’era un periodo di prova per i nuovi assunti della durata, più o meno, di 15 giorni.
Se la Fonderia per molti è stato un salto di qualità, dal punto di vista del reddito e acquisizione di un certo benessere, non si può però considerare un isola felice, in quanto luogo di conflitti tra operai e dirigenti…
Si è lavorato in Fonderia con una relativa tranquillità sino al primo sciopero, dopo più di 20 anni di patto aziendale. Quello sciopero fu un “evento epocale” nella storia della Fonderia. Ma importante fu anche il cambio alla direzione dello stabilimento, l’ing. Marini, raggiunto i limiti di età, fu sostituito da un uomo di idee liberali che si è rapportato con gli operai e il sindacato con maggior dialogo.

C’era una qualche presenza sindacale, nei primi anni ’60, all’interno della Fonderia?

Sino al 1966, con il primo sciopero dopo 20 anni di patto aziendale, tutto avveniva quasi clandestinamente.

Perché fu organizzato questo sciopero?

Penso sia stato organizzato, in primo luogo, per superare il patto aziendale, ed adeguarci al resto degli stabilimenti industriali d’Italia.

Chi organizzò lo sciopero?

Ricordo, che in quegli anni, una persona in particolare si era battuta per iscrivere il maggior numero di persone al sindacato. Questa persona si chiama Gigi Matta. Ho sempre avuto un grande rispetto per la sua persona e per la sua attività sindacale, pur appartenendo ad un organizzazione sindacale diversa e antagonista alla mia. Se i lavoratori della Fonderia hanno visto riconosciuti i loro diritti ed un certo miglioramento delle condizioni di lavoro questo è in parte dovuto anche all’incessante attività sindacale all’interno dello stabilimento fatta da Gigi Matta, che si era dato da fare perché il sindacato rientrasse all’interno della Fonderia.

Può dirmi in che modo, Gigi Matta, svolgeva la sua attività sindacale?

Gigi Matta faceva il giro dei vari reparti della Fonderia, per convincere ciascun lavoratore ad iscriversi al sindacato. Lo ricordo con in mano gli strumenti e il barratolo del grasso, lavorava come ingrassatore degli ingranaggi dei motori elettrici. Tra gli operai c’erano delle divisioni, si era creato un certo conformismo, era quasi del tutto impossibile portare avanti rivendicazioni, però ad un certo momento, anche grazie ai cambiamenti prodottosi nella società italiana, mi riferisco al vento di rinnovamento, che incomincio a soffiare con forza negli anni ’60, incomincio anche all’interno della Fonderia, pian piano, a sgretolarsi quel muro cupo e opprimente che gravava sulla vita degli operai…Con la direzione dell’ing. Freni non potevi, più di tanto però, esprimere le tue idee politiche, sino a allora era pericoloso manifestare idee politiche di sinistra. Si rischiava la perdita del lavoro.

In quel momento furono portante avanti rivendicazioni per migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori della fonderia, ci furono reazioni da parte della direzione?

Ti mandavano via. Senza tanti complimenti. La Fonderia era organizzata come una specie di piramide gerarchica, chi stava su un gradino più alto faceva sentire agli altri il suo 'grado'…Il capo era una specie di semidio.

Questo non creava malumori e risentimenti?

Non potevi esprimerli. C’era il rispetto, però allo stesso tempo si doveva stare attenti a parlare di certi argomenti con i colleghi. Dovevi lavorare, potevi anche scherzare, ma la politica ed il sindacato erano tabù. Se eri di sinistra dovevi tenertelo per te, perché c’era sempre il pericolo che per questo ti licenziassero. Ed è capitato tante volte quando era direttore l’ing. Marini.

In che periodo?

Negli anni ’50.

Sempre per motivazioni politico-sindacali, magari persone più affidabili lavoravano tacendo?

Durante il periodo in cui fu direttore l’ing. Marini, era assolutamente impossibile parlare di politica e di sindacato ne dichiararsi comunista o socialista. Eravamo tutti letteralmente terrorizzati. Per darti un idea del clima ti racconterò una storia:<<Era il 1964, un anno esatto dalla mia assunzione in fonderia, un lunedì mattina , verso le 08.30, si stavano portando gli attrezzi per la riparazione di un motore nell’officina elettrica. I più anziani parlarono della partita di calcio della domenica. L’ambiente dell’officina aveva una larghezza di circa 4 m. e c’era un banco da una parte e un altro dall’altra, in mezzo una specie di andito con delle cassettine. Sul banco di lavoro c’erano delle morse e nell’altro dei motori elettrici del peso di circa 120 kg. Noi eravamo sul lato destro e i motori su quello sinistro. Mentre gli altri parlavano , ad un certo punto si avvicinò alla porta un operaio che disse che stava arrivando l’ing. Marini. All’improvviso la conversazione cesso e tutti immediatamente cercarono di rimettersi a lavoro, uno di noi prese un motore elettrico di 120 kg. e lo portò da una pare all’altra dell’officina. L’ing. Marini entrò in officina e diede una fuggevole occhiata su come si lavorava e se ne andò senza salutarli. Andato via, dopo aver ripreso fiato, un collega rivolgendosi all’operaio che aveva trasportato il motore elettrico da un bancone all’altro dell’officina, gli chiese, in tono scherzoso di riportare a posto il motore perché ci doveva lavorare. Intontito l’altro rispose che non aveva toccato niente>>. Questo per dare l’idea di come l’ing. Marini incutesse “terrore” agli operai.

Signor Agri, lei ha conosciuto, durante il periodo che ha lavorato in Fonderia, diverse “epoche storiche”. Può descrivermi il periodo più “liberale”, naturalmente successiva all’era Marini.

Dopo l’ing. Marini divenne direttore della Fonderia l’ing. Freni, uomo di idee liberali, si poteva manifestare con maggior libertà le proprie idee politiche e ci si poteva iscrivere al sindacato apertamente. Ma durante il periodo in cui era direttore, dopo più di 20 anni ci fu lo sciopero, di cui ho già parlato. Con una adesione quasi totale, soprattutto da parte dei giovani come me che lavoravano nelle officine elettriche e meccaniche. Alcuni, pochi per la verità pensavano che si sarebbe concluso con una sconfitta, come nel 1949 e quindi fecero finta di andare in campagna armati di zappe, per poi entrare da ingressi laterali della Fonderia per lavorare. Alcuni mesi prima, o settimane, l’ing. Freni aveva riunito gli operai, l’impiegati etc. al dopo lavoro della Fonderia per presentare la sua candidatura come consigliere regionale, ma pur avendo ricevuto un discreto risultato non gli fu sufficiente per essere eletto. Penso che ci rimasse molto male, perché pensava con il suo atteggiamento liberale verso gli operai, avrebbe così conquistato le simpatie di questi. Ma così non avvenne. Era una sorta di travestimento. Penso che riusciranno ad entrare solamente 2 o 3 operai.

C’era stata una grande adesione?

Erano entrati solo alcuni crumiri e gli impiegati. Gli operai gettavano addosso a chi entrava monetine da 5 lire.

Ci furono ritorsioni nei confronti degli scioperanti, da parte della direzione?

Per punizione fummo trasferiti , quasi tutti, al reparto fusione. Io presi il posto di Gigi Matta come ingrassatore.

Era molto più duro lavorare in fusione rispetto all’officina meccanica?

I nuovi ambienti di lavoro, rispetto a quelli precedenti per quanto riguarda la salute erano malsani c’era nell’aria molto piombo ed altre sostanze poco “salubri”.

C’erano delle protezioni, come maschere etc.?

Si! C’erano le maschere. L’ambiente era aperto e il capannone era coperto dall’eternit.

Ma erano misure insufficienti?

Quasi tutti gli operai respiravano un’aria malsana.

Della sua esperienza lavorativa e umana in Fonderia cosa ha portato ancora con se?

Prima di entrare in Fonderia lavorando con i muratori, tolte le spese che avevi per poter vivere, non rimanevano soldi necessari neanche per comprarmi un paio di pantaloni. Mentre come operaio prendevo un discreto stipendio che mi permetteva di pensare e progettare e soprattutto di costruirmi una casa tutta mia e di mettere su famiglia. La Fonderia ha permesso questa possibilità. In seguito ho avuto occasione di cambiare lavoro ed entrare al comune. Un lavoro “moralmente” superiore a quello della Fonderia, senz’altro meno pesante e più salubre, ma con un stipendio di molto inferiore. Per esempio come operaio della Fonderia nel 1974 prendevo circa 250.000 lire, mentre il mio primo stipendio al comune, compreso di assegni famigliari, era di circa di 120.000 lire.

Ora che il ciclo della vita produttiva della Fonderia, che ha caratterizzato la vita economica e sociale di San Gavino M.le e del territorio circostante, è oramai giunto alla fine, riesce a vedere un qualche prospettiva positiva per futuro?

Per il futuro prossimo sono molto pessimista. Il declino della produzione della Fonderia e accompagnato anche ad un parallelo declino della nostra cittadina.