La fiera inedita

Da Il Filo della Memoria 2.0 - Biblioteca Multimediale di San Gavino Monreale (VS).

La fiera inedita

Cosi sabato si è inaugurata la Fiera. Erano In molti a pensare che le promesse dell'Infa­ticabile on. Meloni e dell'architetto Sottsass alle­stitore della mostra non sarebbero state man­tenute; e bisogna dire che col materiale ar­rivato nella notte tra il giovedì e il venerdì, quei molti non mostravano un particolare pes­simismo. Ma la Fiera si è inaugurata, e le au­torità hanno fatto il giro dei padiglioni, ben vestite e sorridenti come sono sempre le auto­rità, e gli espositori erano in piedi vicino ai loro stands, anche loro ben vestiti e sorridenti come sono sempre gli espositori, e finalmente l'architetto della Fiera e il direttore dell'Ufficio Stampa della Montevecchio sono potuti andare a fare una doccia e a radersi la barba di tre giorni perché erano tre giorni che l'arch. Veronelli della Montvecchio non andava a dormire; e sette che non andava a dormire l'architetto Sottsass, progettista della Fiera e degli stands della Montevecchio e della Montecatini oltre che creatore e comproprietario della casa prefabbricata. Questo oltre può essere inteso soltanto da chi ha vissuto i giorni ansiosi della preparazione: per­ché coi piroscafi che cambiavano rotta o face­vano scali imprevisti perché c'era mare cattivo o facevano scioperi o che so io, ho sentito spesso Sottsass ripetere: non ci mancava proprio che la casa prefabbricata. Raccontare le odissee di questa fiera sareb­be troppo lungo; le conosce Carlo Meloni, e le conosce chi già è stato vicino nelle fasi spes­so scoraggianti e sempre burrascose della pre­parazione. Ma con minacce di. non pagamento o con promesse di nuovi lavori si è riusciti a far montare i nuovi padiglioni in tubi Dalmine Innocenti; e si è riusciti perfino, con l'energia che deve aver accompagnalo gli esploratori dei nuovi mondi, a trovare il catrame per verniciare quei tabi, e per quanto dapprima paresse in­credibile a persuadere qualche operaio a verni­ciarli, Nella notte del mercoledi Sottsass, già col maglione blu coperto di polvere e il basco coperto di calcina, ha fatto il primo giro d'ispe­zione soddisfacente: i lavori erano incominciati una settimana prima, e non era stato facile persuadere gli uomini a lavorare la notte, L'in­domani mattina Meloni ha regalato, per la pri­sma volta da parecchi giorni» un sorriso agli amici, Ma i guai incominciavano appena, per Sottsass. Perché la domenica gli erano arrivati la prima nave di materiale e la squadra di uomini per il montaggio, ma la seconda nave, che doveva arrivare martedì non arrivava. Mentre Meloni si illudeva che il posso delle difficoltà fosse superato, Veronelli veniva in­formato dalla direzione generale della Montevecchio che la nave era ferma, ferma, ferma, chissà dove e chissà perché: la nave era fer­ma e il materiale era sulla nave, e gli uomini andavano in giro di pessimo umore e Sottsass si disperava col maglione sempre più impolve­rato e il basco sempre più sporco. Quel giovedì è stata una giornata dura per Sottsass, per Veronelli e per la squadra di uomini di Ghersi, Bonino. Povero Bonino, aveva gli occhi neri, da celeste chiaro che sono di so­lito; era il capo della squadra, e sapeva che il montaggio era nelle sue mani, ma sapeva meglio di tutti gli altri le ore necessarie a quel montaggio. Le cose non erano state semplificate dal fatto che all'ultimo momento il progetto di Sottsass era stato modificato dal comitato, che aveva cambiato posto ai due padiglioni della Montevecchio e della Montecatini, rispettivamente di 600 e di 120 metri quadrati, e Sottsass aveva dovuto improvvisare il piano di due stands che utilizzassero il materiale prefabbricato che non arrivava. Fu nella'notte del giovedì che il materiate arrivò. Arrivò su quattro camion, e naturalmente non si trovavano scaricatori, così nella notte; ma finalmente saltarono fuori anche gli scaricatori e le casse si ammassarono nel salone del mercato, e Bonino esaltato fino a esser sgarbato con gli altri architetti si buttò sulle casse e sui fa­sci di listelli cercando i primi elementi da mon­tare; e si andò avanti tutta la notte, finché alle cinque gli operai e gli architetti andarono a dor­mire: per due ore. Alle sette del mattino del venerdì, incomin­ciarono finalmente i lavori di montaggio dei due padiglioni più grandi della Mostra e della casa prefabbricata. La Mostra si inaugurava l'indo­mani alle sei. Sottsass era molto pallido. Vero­nelli indossò il camice nero delle grandi occa­sioni, si rimboccò le maniche e disse: <<Voglia­moci bene». Rideva, ma con poco buon umore. Il venerdì, il venerdì notte e il sabato gli operai e gli architetti lavorarono senza un mi­nuto di sosta. La moglie di Sottsass circolava distribuendo panini, caramelle, birra, caffè; so­prattutto distribuendo collirio, simpamina, cibalgiina, adistonina. Gli uomini cedevano spesso a collassi di fatica. Bisognava raccoglierli, por­tarli all'aperto, rincuorarli. A un certo momento Veronelli si accorse di, vedere doppio: si ac­casciٍ nel terrore di non farcela più. Lo distrasse Sottsass, sempre più pallido, con la barba sem­pre più lunga e il passo sempre più strasci­cato, portandolo a montare i tubi di alluminio della Montecatini. Ad accasciare Sottsass pochi temuti dopo fu un operaio che rischiò di re­stare fulminato da una scarica di alta tensione. Ma Sottsass non aveva proprio tempo di re­star accasciato. I due stands non erano che una parte del suo compito: venivano da lui tutti gli espositori con problemi di ogni genere, dal colore di una parete alla verniciatura di un modellino. Sabato a mezzogiorno Donino lasciò gli stands per passare alla casa prefabbricata. Lasciava gli stands in buone mani, perché il capo falegna­me della Montevecchio si era preso a cuore l'impresa come capita di rado. Caro Mario. Lo vedo ancora quando alle cinque del pomeriggio di sa­bato, dopo due giorni e due notti di lavoro inin­terrotto, è svenuto per la fatica cadendo da una impalcatura. Aveva gli occhi stravolti, I capelli scarruffati, la barba coperta di polvere; quan­do l'hanno sorretto ha detto: «Ma perché non hanno un po' di entusiasmo; i miei uomini?». Non ha voluto interrompere... Dopo cinque mi­nuti era di nuovo sull'impalcatura, perché nes­sun compagno l'ha sostituito. Mario e Bonino gli eroi sconosciuti di questa fiera. Quel sabato a mezzogiorno quando chiesero a Bonino se avrebbe finito la casa per la sera rispose col suo fare brusco di piemontese e di piemontese che non dormiva da quarantott'ore che l'avrebbe tutta chiusa e poi avrebbe inchio­dato la porta col materiale divisorio nascosto dentro. Fu un duro, pSottsass; ma era già un miracolo che la casa fosse chiusa. Ormai l'inaugurazione si avvicinava. Ormai le autorità stavano ravviandosi i capelli o erano già in viaggio per arrivare Alte cinque del pomeriggio Veronelli inco­mincia ad aprire le casse per esporre il ma­teriale sul banco della Montevecchio. Pierino raccoglieva la carta da imballaggio e le scatole vuote. carte la stringeva tra le mani; e poi si gettava a capofitto in una cassa enorme, dove scompariva per qualche secondo per poi emergere un po' più scarruffato di prima a prendere altra carta e . Pierino aveva metodi di lavoro molto personali: difficile in­durlo a cambiarli. Prendeva le scatole vuote e ogni scatola era urna specie di festa: la guardava apriva, la chiudeva, era chiaro che gli dispiaceva vederne tante tutte in una volta, che non riusciva neanche a goderle. Pierino è un bimbo di otto anni, e ha otto sorelline; mangiamo castagne a colazione e cena, perché in casa non hanno soldi da comprare altro. Ma quando arrivarono le autorità Pierino non c'era. Alle autorità non piacciono i tipi co­me Pierino. I tipi come Pierino e come Mario e come Bonino scompaiono quando arrivano te autorità. Sono gli operai più pigri, quelli che durante il lavoro hanno distratto i compagni inducendoli a non stancarsi, a indossare le belle tute pulite e farsi vedere dai fotografi. Alle autorità e ai fotografi piacciono le tute pulite. Di solito. Ma questa volta tra le autorità c'è l'ingegnere Rolandi. L'ingegnere Rolandi sa che esistono Pierini e Mari e Bonini.L'ingegnere confortò Meloni, sorrise sinceramente agli operai, disse a Veronelli che non si aspettava tanto; e a Sottsass disse: <<Ha fatto un miracolo. Ma ora se ne vada a letto, perché è l'unica cosa di cui ha bisogno ».

Fernanda Pivano