San Gavino Monreale

Da Il Filo della Memoria 2.0 - Biblioteca Multimediale di San Gavino Monreale (VS).

SAN GAVINO MONREALE

1) POSIZIONE GEOGRAFICA

Il territorio di San Gavino,sito nella vasta pianura del canale cosiddetto di Marceddì, trovasi compreso nella latitudine 39°,32',50, e nella longitudine occidentale del meridiano di Cagliari 8°,19',30. Il suo comprensorio è situato tra i confini dei territori dei seguenti Comuni: Sardara a Nord, Sanluri a Est, Guspini a Ovest, Gonnosfanadiga a Sud-Ovest, Villacidro a Sud. Ha un'altimetria di 50-52 metri sul livello del mare, e raggiunge la sua massima altitudine a Nord, verso Sardara. A quest'ultimo Comune il paese di San Gavino è collegato mediante la strada provinciale che parte dalla stazione ferroviaria di San Gavino, e si raccorda con la Statale Carlo Felice nell'abitato di Sardara. Con Sanluri, sede del Mandamento, è collegato dalla Statale asfaltata Cagliari-Iglesias, mediante la quale è pure collegato con Guspini e con Gonnosfanadiga. Con altra strada, confluente con la Statale oltre la stazione ferroviaria, è collegato con Villacidro. Altro Comune vicino, sito a Nord-Ovest di San Gavino e a questo collegato mediante strada consorziale, è Pabillonis.

2) CLIMA

Essendo sito al centro di una estesa pianura, l'abitato di San Gavino è esposto a tutti i venti. Il levante e il maestrale, vi dominano in tutte le stagioni, ma specialmente si fa sentire lo scirocco nell'estate, e la tramontana nell'inverno. D'estate, il caldo è cocente, ma tollerabile, precisamente perché variabile ai cambiamenti di temperatura determinati dal variare della ventilazione. Il clima è piuttosto freddo, molto umido, nebbioso, non si osserva alcuna particolarità nelle precipitazioni atmosferiche; nevica rare volte, e non ogni anno, nei mesi di gennaio e febbraio, ma la neve svanisce lo stesso giorno, anzi poche ore dopo. Le grandinate non sono frequenti e non recano gravi danni alle culture. La nebbia, invece, vi domina frequentemente, e apporta grande nocumento agli alberi, quando non viene presto dissipata dai venti.

3) ABITATO - POPOLAZIONE

L'abitato di San Gavino, particolarmente in questi ultimi decenni, si è esteso molto, creando nuovi rioni, specialmente a Nord, verso le strade di Sardara e Pabillonis, e verso Villacidro, oltre il passaggio a livello della stazione ferroviaria. Il nucleo originario del paese era quello ancora esistente presso la Chiesa di San Gavino di Torres, con annesso antico cimitero, nell'area del quale è stata costruita recentemente la Scuola Media Vescovile "B.V.della Speranza". Detta regione si chiama Nurazzeddu. Successivamente, spostandosi gli abitanti di Nurazzeddu verso ponente, in cui esisteva una chiesetta filiale, di Santa Chiara Vergine, ed altra di Santa Croce, si unirono ad altri abitanti di due piccole popolazioni: "Ruinas Mannas" e "Ruineddas", i quali, sul finire del secolo X o al principio dell'XI, avevano abbandonato i loro paesetti, distrutti da epidemie o da invasioni barbaresche. Attualmente, la popolazione di San Gavino raggiunge gli 8200 abitanti, ed ha subito un notevole incremento in questo ultimo decennio per un complesso di cause, non ultima delle quali la immigrazione di famiglie stabilitesi qui per ragioni di lavoro, essendo San Gavino sede del più importante stabilimento industriale dell'Isola. Nel 1920 o 21, contava circa 4000 abitanti o poco più. Nel 1850, la popolazione era di 2600 abitanti.

NOTIZIE STORICHE DI SAN GAVINO

Le note che seguono sono tratte dal LIBER CHRONICUS di Mons. Severino Tommasi, Parroco di San Gavino. Il Tommasi trascrive testualmente un vecchio manoscritto(1): "1850= Cenni statistici del Villaggio di San Gavino" compilato del Sacerdote Raimondo Porru viceparroco nel detto villaggio, sua patria, e membro della Società Agraria di Torino e Cagliari.

ABITATO

San Gavino Monreale, così detto e dalla antichissima parrocchia dedicata a San Gavino Martire e per la distanza di poche miglia dall'allor già distrutto Castello di Monreale come altresì per distinguerlo da San Gavino Porto Torres nel capo settentrionale di Sassari. San Gavino è sito nella vasta e lunga pianura del canale così detto di Marceddì capo meridionale di Cagliari. Questo villaggio per antica tradizione ha avuto origine da due piccole popolazioni dette "Ruinas Mannas" e "Ruineddas", che sul finire del secolo X o pricipio dell'XI si riunirono a quell'altro chiamato "Nurazzeddu", chiamandolo poi San Gavino dal titolare della Parrocchia. Qualche secolo dopo, discostaronsi gli abitanti da Nurazzeddu verso ponente in cui esisteva una chiesetta figliale, di Santa Chiara Vergine dell'ordine serafico, ed altra di Santa Croce, e col tempo lasciando isolata l'antica Parrocchia di San Gavino fu eretta in parrocchia la detta Chiesa di Santa Chiara verso la seconda metà del secolo XVI e precisamente tra il 1574 e il 1584, la quale ora esiste in mezzo alla popolazione. La figura del villaggio tende all'ovale da levante verso ponente. Ha quattro strade principali: principiando dalla parrocchia verso levante vien nominata Via di Cagliari e verso ponente Via d'Oristano; verso mezzodì Via di Villacidro, di Gonnos etc. e verso tramontana Via di Sardara, Sanluri etc. Vi sono pure altre vie meno principali. Ogni casa ha la sua piazza e cortile, e quasi tutte il suo orticello per fiori, erbaggi, con qualche albero di frutta. I fabbricati hanno le sole fondamenta in pietra, tutto il resto a mattoni crudi ben connessi che durano alcuni secoli. Vi esistono due sole case d'un piano abitabile, cioè le case Rettorali e quelle di Don Antonio Diana, vicino alla Parrocchia nella strada principale che va a Cagliari; tutte le altre a pian terreno con solai per grano, fava, orzo etc.

ESPOSIZIONE DEL PAESE

Il villaggio è sito in una estesa pianura, pere io[???] dominato da tutti i venti. Il levante ed il maestrale domina in ogni stagione; il mezzodì nell'estate, e la tramontana nell'inverno. Perché dominato da tutti i venti il caldo d'estate è meno cocente. Il clima è freddo umido e nebbioso. Non si osserva particolarità alcuna nel cader delle piogge. Non vi nevica che rare volte, e non ogni anno nel gennaio e febbraio e svanisce lo stesso giorno,anzi poche ore dopo nè il grandine (sic) apporta gran nocumento. La nebbia però vi domina frequentemente ed apporta gran nocumento agli alberi e tal qual volta alle biade nel maggio e giugno quando non vien presto dissipata dai venti. Tempeste propriamente non se ne conoscono. L'aria è intemperiosa alle prime piogge d'autunno per chi non vi è nato. I letamai sono in ogni casa e si vuotano in autunno per ingrasso dei terreni.

POPOLAZIONE

Il numero delle famiglie in questa popolazione è da 630 a 640, quello delle anime 2600 e più. La differenza dei nati ai morti in questo ultimo decennio è stato come da 9 a 10; ma nell'antecedente come da 12 a 10, a causa della scarsezza dei raccolti e dei cibi malsani oltre ad altre inconite (sic). I matrimoni dai 22 ai 24 ogni anno, e nell'antecedente dai 27 ai 30 per la stessa ragione. L'ordinario corso della vita è dai 60 agli 80 anni, molti arrivano ai 90, e non sono rari quelli che arrivano o almeno si avvicinano ai 100. Le malattie ordinarie d'inverno sono laterali e catarri polmonari per la incostanza del clima: nell'estate febbri gastriche prodotte da savorrà[???] per le frutte immature. Nell'autunno poi febbri intermittenti renitenti anche al solfato di chinina. Il carattere morale dei Sangavinesi generalmente è pacifico e quasi tutto intento al lavoro. In occasione di nozze, nascite, e morti nulla di particolare. Attittatrici non se ne conosce. I divertimenti sono il ballo a suon di zampogna nei dì festivi, nelle feste particolari e nelle ultime notti di Carnevale. Le danze sono poco usate. Le canzoni si cantano di notte dalla gioventù in tempo d'estate a suon di zampogna, una o due ottave in ogni vicinato alle loro innamorate. Improvisatori (sic) non ce ne sono. Le particolarità distintive del vestiario sono tra gli uomini degli altri villaggi circonvicini di poca diversità. I Sangavinesi portano il giubbone nero d'orbaccio di panno. I Villacidresi l'usano la maggior parte rosso. I Guspinesi usano molto i corpetti di frustagno bianco. I Sanluresi usano il collare della camicia molto alto e ben ricamato,con due o tre bottoni grossi d'argento, tutti ad una banda; ed i Sardaresi portano la maggior parte la fodera verde nei loro cappotti. «Le famiglie nobili sono tre solamente Diana e Orrù. I benestanti sono 15 incirca. I proprietari che vivono delle loro possidenze sono più di 100, altri proprietari minori che suppliscono al loro mantenimento con socierie ecc saranno quasi 3000. I poveri di poca o quasi niuna possidenza vivono dal lavoro che prestano ai benestanti e saranno da 90 a 100. Finalmente le famiglie indigenti da 30 a 40. Consuetudini particolari non ce ne sono». E' quasi comune a tutta l'Isola i maccheroni la notte di Ogni Santi, le carte e le nociuole la notte di Natale, le frittella nel Carnevale, le focacce di formaggio (pàrdulas) per Pasqua di Resurrezione.

TERRITORIO

Il territorio di questa popolazione non è molto spazioso per la quantità del bestiame stabile. «La sua circonferenza può scorrerla un buon pedone in dieci ore, la sua lunghezza da levante a ponente in meno di quattro ore, e la sua larghezza in meno di tre ore. La sua circonferenza tende all'ovale come la popolazione, ed il fabbricato è quasi nel centro. Essendo San Gavino in una continuata pianura nel canale detto di Marceddì, non vi esistono montagne, né propriamente dette colline, e meno spelonche naturali. Non quercie, non lecci, roveri. Vi esistono bensì varie altre piante cedue nella cosiddetta "Strovina", massime corbezzoli, lentischi, cisti, mirti e olivastri di poca valutato I maiali, le galline ed i piccioni, si mantengono con legumi e crusca; coi fichi d'india e siero. Gli animali selvatici, come v.g. mufloni, cervi,daini, e i cinghiali appartengono ai luoghi montagnosi; qui però si trovano in quantità volpi, lepri, tortore e conigli che si cacciano collo schioppo e coi cani; così stesso si cacciano gli uccelli,cioè con lo schioppo. Per tutte le qualità variate degli uccelli. Fonti e pozzi, non vi e famiglia che non abbia il suo pozzo per uso del bestiame, pel bucato e per cucina; l'acqua però è salmastra e pesante. Due sono le fontane pubbliche d'acqua potabile e salubre ad uso della popolazione. Una è nel luogo denominato "Grui" territorio comunale, da 16 in 18 minuti lontana dal popolato rifabbricata ed ingrandita a spesa del Signor Cavaliere Don Antonio Diana; l'altra nel luogo denominato "Traizzeddu" dentro il possesso del Sac. Raimondo Porru scavata e fabbricata a proprie spese, ed è lontana 10 minuti. Esiste pure un'altra fontana quasi un'ora di lontananza più leggera delle due indicate, denominata "Santa Maria Funtana Fenugu" da una chiesetta di Maria Vergine che esisteva intieramente in quei contorni, e che tuttora marca qualche vestigio. Si ha parimenti molte sorgenti di acqua perenne, tra le quali" sa mizza de Figu niedda" che supera in leggerezza a molti doppi a tutte le altre, ed è un'ora lontana tra i limiti di San Gavino e Villacidro. Altra detta "Sa mizza traversa" buonissima, sita un'ora di lontananza. Altra detta "Santa Maria Sibereis" da una chiesetta di Santa Maria Maddalena penitente che esisteva negli ultimi lustri dello scorso secolo e precisamente tra il 1770 - 80 che fu diroccata per ordine del fu Mons, Giuseppe Maria Pilo, perché serviva frequentemente per rifugio di ladri; ed è lontana quasi tre quarti a piedi. Vi sono pure molte altre sorgenti perenni per uso del bestiame e gente di campagna lontane tre quarti ed un'ora d'intorno alla popolazione. Questo villaggio è attorniato di paludi le principali più vicine sono: "Sa piscina de Santu Baingiu" distaccata 200 passi per parte di levante del popolato; e l'altra "Sa piscina de sa terra bianca" lontana appena un quarto d'ora dalla popolazione; "Piscina grui e Piscina moi" sono abbeveratoi del bestiame manso e rude; sono queste più lontane e non apportano esalazioni menfitiche (sic), site verso mezzodì. I siti pantanosi sono senza numero. Il rivo ossia fiume si forma nei stessi territori del villaggio mezz'ora lontana dalla sorgente detta "Pascanadi", passa a mezzodì pochi minuti lontano dal popolato e si scarica unito ad altri ruscelli,nel villaggio di Pabillonis. Si può passare d'inverno in molti luoghi a cavallo; ha un ponte a tre archi nel cammino che va a Villacidro; le sue inondazioni non apportano gran nocumento. Ha un mulino un quarto lontano verso ponente,

PROFESSIONI

Fabriferrai sono 5, Falegnami 8; Bottari 12; Muratori 8; Calzolai 10. I telai sono in ogni casa, anzi molte famiglie ne tengono due o tre, ma tutti antichi. Molte donne lavorano anche per commercio l'erbacei, tele, tovaglie, salviete (sic) e coperte da letto in lana, lino e cotone. I Notai sono cinque, ed i Procuratori da otto a dieci. Ci sono quattro Avvocati, uno Professore di Filosofia nella Università di Cagliari, ed uno pro Assessore nella Curia Vescovile di Ales. Due medici ambi di condotta, cioè uno in Sanluri e l'altro in Serramanna; tre Chirurghi, e tra questi uno Dottore Collegiate. Quattro Plebotorni [???]. Due Farmacisti, Due Levatrici. Le medicine popolari sono erbe applicate esternamente, come l'assenzio, il puleggio, le foglie di nicoziana, la ruta e la malva a cataplasmi, il riso e la polenta ecc. Si ha un medico ed un chirurgo distrettuale. La vaccinazione si fa ogni anno nei mesi di primavera. Gli impiegati del Consiglio Comunitativo erano sette col Sindaco; ora dalla nuova Costituzione in qua sono sedici soggetti. I Barracelli 25 compreso il Capitano e quattro Capi Barracelli. Un Segretario per il Consiglio, ed altro per Barracelli chiamato col nome di Attuare. Si ha una scuola elementare, un Maestro e 40 studenti; non tutti in certi tempi intervengono, per ciò lo stato attuale dell'istruzione è piuttosto scadente. Quei che sanno leggere e scrivere saranno da 30 a 40 circa, (da 30 a 40). Due sono le istituzioni di beneficenza. Uno è il Legato Pio fondato dalla Signora Isabella Ledda di questo villaggio rogato al Notaio Apostolico Gio.Battista Partis in Cagliari li 30 Maggio 1635 in favore delle zitelle maritando sue eredi, di 80 e più scudi sardi annui in pensioni censitiche al sei per cento. E l'altro in favore dei poveri ammalati fondato verso gli ultimi del secolo XVIII dalla Signora Caterina Perria pure di San Gavino, e poi accresciuto nel 1820 da M. Raimondo Pani, che da ora il prodotto di scudi sardi 30 annui. «In San Gavino come capoluogo è la residenza del Giudice Mandamentale con due segretari.

AGRICOLTURA

Gli uomini applicati alla agricoltura sono la maggior parte della popolazione, e senza contare i servi ed i giornalieri, i veri agricoltori proprietari sono più di 200. I figli di famiglia per ordinario seguitano il mestiere dei padri. La qualità dei terreni, sono calcari, argillosi, sabbiosi, ed in parte ancora quarzosi. L'ordinazione del grano è sempre di 3000 e più, da 400 e più di fave, da 200 a 300 d'orzo. Da 150 a 200 di altri legumi come ceci, lenticchie (sic), e piselli. Poco lino e quasi sempre di qualità scadente. Nulla di granone e patate. L'ordinario prodotto è da 7 a 8 per starello seminato nel grano; da 8 a 10 nelle fave; e nell'orzo dal 6 al 9. Per Narboni ora possono contarsi li 3000 starelli della cosidetta "Strovina", che si è divisa nel maggio del 1844« Questo Monte di soccorso è in ottimo stato. Ha 5000 starelli di fondo; e la sua dote non è che di 3000; e ne abbisognerebbe di più per soccorrere alle spese degli agricoltori che al grano che seminano, (il testo a questo punto è alquanto oscuro. Nota del sottoscritto). Gli impiegati sono il Parroco come Capo, il Censore ed il Depositario. Questi due ultimi sono impiegati triennali. Gli orti sono sei appartenenti a diversi proprietari; il terreno impiegato a orti non è meno di 15 a 12 starelli sardi. Oltre agli alberi di fichi, melograni e mandorli che sono di intorno alle chiusure a siepe viva e per la divisione delle prade (giradas) vi si piantano di tutte le specie di erbaggi che vendonsi in Cagliari e altrove. In San Gavino vi sono un gran numero di vigne; e la estensione di terreno piantato a vigne non sarà meno di starelli......(vedi Tab.2 delle viti). La qualità ordinaria dei vini sono due:nero per pasteggiare e bianco di varie specie gentili e generosi,ed ordinario di Nuragus. Questo clima freddo, umido e nebbioso, è poco favorevole all'alberatura, che tra tutte le diverse specie non se ne contano che appena 10.000. (Vedi Tab.3 degli alberi). L'olio d'ulivo è in poca quantità per difetto del freddo umido e della nebbia. L'olio di lentisco è una risorsa per molte famiglie povere; anche i padroni di siepe viva di lentischi se ne fanno una buona ricetta quando la manifatturano loro stessi; perché ne esigono la sola metà facendo cogliere il frutto; manifatturano dai poveri che non hanno possessi. Tutte le chiusure dei poderi, siano vigne o terreni aratori sono a siepe viva e non a muro per mancanza di pietre. Le tanche per pascolo sono di poca estensione; alcune saranno di 30 o 40 starelli, altre da 15 a 20, altre poi da 15 a 10 starelli.

PASTORIZIA

Si da il nome di pastore tra noi a quelli soli che pascolano pecore. Gli altri vengono chiamati col nome del bestiame che pascolano, come vaccaro a chi pascola le vacche, porcaro per porci, capraro per le capre ecc. I pastori che pascolano pecore proprie e a socida sono da 20 in 25; le persone occupate alla pastorizia da 50 a 60 per sei o settemila pecore. I porcari sono 6 per cinque o seicento capi. Sette vaccari per 400, o 500 vacche. Non vi sono che due cappane (sic) stabili per due caprari. Il pascolo non è troppo abbondante, ma sanissimo e sostanzioso. I prati naturali sono tutti i terreni appartenenti a questa popolazione, non avendo mai nessuno formato, neppure in piccolo, il prato artificiale. Per bestiame manso si possono contare a calcolo approssimativo 600 gioghi di lavoro, 100 vacche ammansite, 50 cavalli, 300 cavalle, 300 giumenti, 25 maiali. Il numero totale del bestiame manso sarà presso a poco per conseguenza 1900. Le beccarie sono tre, provvedute dai beccai con danari di vari particolari negozianti. Qui non si fa che formaggio di pecora e di capra; la loro bontà non è ottima, neppure 1*incotto[???]; ma non è inferiore ad altri villaggi del circondario. Le lane sono di qualità scadente, e si consumano nello stesso luogo. I cuoi e le pelli si smerciano qui stesso. Si ha una sola concia con due o tre soggetti applicati a questo lavoro.

CACCIA

Non si ha verun cacciatore di professione. Molti però che hanno il permesso dello schioppo cacciano lepri, conigli, pernici, tortorelle ed altri uccelli ed anatre. Di caccia grossa non se ne parla, perché appartiene ai luoghi di montagna e selve.

PESCA

La pesca non è per San Gavino, eccetto poche anguille nel marzo ed aprile per quanto corre il fiume. Non si ha che poche arnie, molti sono i proprietari, ma chi ne ha 22, chi 15, chi 20, chi 30, o 40 per propria provvista. Il miele è tutto dolce dalle 1000 alle 1200 al più che si possono contare tra i molti che le possiedono.

COMMERCIO

Gli articoli che si estraggono fuori del paese sono: grano, orzo, fave, formaggio e zafferano. La quantità degli altri articoli è di scarsa importanza. Questi si sogliono estrarre a carri ed a cavalli. I piccoli negozianti sono molti; nessuno in grosso. Le botteghe di merci, cioè zucchere, caffè ecc. sono di 5 a 6. I pizzicagnoli di Birretti, bir...Ili[???], fili e sete sono due che girano sempre con le loro bisacce in questo e negli altri villaggi. I mercati nelle feste sono cinque: cioè la 4/a domenica di maggio per la festa della SS.Vergine delle Meraviglie, nel Convento dei PP. Osservanti. La prima domenica di luglio nella chiesa figliale di Santa Severa V. e M. di Treveri. Il giorno 12 agosto nel giorno della Patrona S.Chiara nella Parrocchia. La prima domenica di settembre per la festa di San Gimiliano Vescovo e Mart. E finalmente il giorno 13 dicembre per la festa di S.Lucia V.e M. Quest'ultima è una fiera pel gran concorso e per lo smercio d'ogni genere di merci.

CHIESE

La Parrocchia di questo villaggio, ora sita in mezzo alla popolazione è dedicata alla Vergine dell'Ordine Serafico Santa Chiara, eretta in Patrona fin dagli ultimi lustri del secolo XVI da Mons. Fra1[???] Lorenzo di Villa Vincenzio Spagnolo, dell'Ordine Serafico di S. Francesco d'Assisi, vescovo di questa diocesi di Ales. La chiesa così al gusto di quei tempi (sic), ma è stata in seguito qualche secolo modificata, della navata ed ingrandita maggiormente coll'aggiunta di due grandi cappelloni e del coro, un tutto a volta solida, e posteriormente verso il 1785 da una nuova grande sacrestia con una cisterna sotto la medesima. Questa cisterna è stata fatta a spese del Rettore e del Curato. Tra le molte statue che sono nella Parrocchia sette sono opera del celebre scultore Sig.Giuseppe Antonio Lonis nato in Senorbì popolazione di Sardegna nella Trexenta, il quale mori nei primi anni del presente secolo XIX. Queste sono: La SS.ma Vergine del Carmine; San Domenico; San Giuseppe; San Giovanni Battista; Sant'Isidoro Agricola; Sant'Efisio Mart., S.Antonio Abbate» Una della Vergine delle Meraviglie lavoro finissimo d'un celebre Professore Napoletano. E quattro del Sardo Minore Conventuale Fra Antonio Cano, Sassarese, cioè: San Michele Arcangelo; San Francesco di Sales; San Paolo Apostolo; Sant'Antioco Sulcitano. E da un suo discepolo pur Sassarese altre due: una della Vergine delle Grazie e l'altra della Vergine della Salute; e moltissime altre di vari scultori d'oltremare. Finalmente un quadro in olio del pittore Scaletta Cagliaritano. In questa Parrocchia vi sono erette due confraternite delle quattro che sono in villaggio; una,antica, della Vergine del SS.mo Rosario e l'altra delle Anime purganti sotto il titolo della Vergine Addolorata eretta dal Sig.Antonio Vincenzo Scano con atto di dotazione del 3 Febbraio 1822. Tra le chiese figliali la prima è quella di San Gavino Martire (Parrocchia antica) il di cui presbiterio è opera dei Pisani, fabbricata verso la metà del secolo XIII. Era questa chiesa a tre navi secondo l'uso di quei tempi; ed il Teol. Francesco Forcella, Rettore Parrocchiale nel 1725 fece raddoppiare le mura per parte di dentro, e feccia[???] fare a volta solida, lasciando intatto il presbiterio e la facciata, in cui leggevasi una iscrizione a caratteri gotici che ora è totalmente scancellata. Come parimenti altra iscrizione si leggeva a caratteri rossi in lingua sarda relativa alla consacrazione di questa chiesa fatta dal Vescovo Pasarino nel 25 Ottobre 1378 (1). Prima che questa Chiesa fosse consacrata eretta in parrocchia si vuole per antichissima costante tradizione che vi fosse un monastero di monache ,anzi alcuni asseriscono che fossero Benedittine. Vi si trovano vestigie di fabbriche, ma di ciò non si hanno documenti. In questa chiesa vi è il simulacro di San Gavino Martire a cavallo, opera de l'ottimo scultore Napoletano Francesco De Nardo fatto a spese dello stesso Rettore Teol. Forcella l'anno 1783. Non vi è altro di particolare eccetto il Campo Santo ben chiuso, e capace per l'attuale popolazione. Questa chiesa è fabbricata a levante, strada in mezzo del popolato. La seconda chiesa figliale è l'antichissima chiesa di Santa Severa Verg. e Mart. di Treveri; questa chiesa è a tre navi; l'unico altare ove è collocato il simulacro della santa è di legno con fogliami dorati al gusto di quei tempi, ma il simulacro al gusto moderno, è di buon scultore. Vi è l'antica e costante tradizione che nell'altare di questa chiesa, e precisamente alla parte dell'epistola vi siano seppelliti due corpi Beati, ma non si è fatta mai premura dell'opportuno permesso per lo scavo necessario. Questa chiesa, con la gran piazza confinante al Camposanto è dirimpetto per parte di levante all'anzidetta chiesa di San Gavino. La terza chiesa figliale è quella di Santa Croce dentro il popolato. E' piccola a due archi ed a volta solida. Ha un solo altare di pietra di taglio ove sta collocato un Crocifisso grande quasi al naturale,che serve il Venerdì Santo per il descensoolia[???] un oratorio che serve anche per sacrestia, ove vestono i confratelli detti coll'istesso nome di confratelli di Santa Croce. Questa confraternita si crede la più antica di tutte le altre. Ha il simulacro della Vergine della Pietà scultura del bravo Sassarese Fra Antonio Cano. Ha finalmente il suo piccolo cimitero»

(1) Di tale avvenimento è documentata la memoria nella iscrizione esistente nella Chiesa di San Gavino Mart. nella parete laterale del presbiterio in cornu Evangelii. Detta iscrizione è riportata dall'archivio St.Sardo Voi.I pag.379. " Anno domini millesimo CCCLXXXVIII lunis a dies XXV de Santu Sadurru fudi custa ecclesia beneditta de Franciscu Pasarinu Episcopu de Terralba cun su curadu Joanni...calonigu Joanni de Jano calonigu de Guspini Perdu Julianu d'Orrù, Preidi Matteu sona Preidi Salvadori Colla i Preidi Masala de Laconi in sa dita die reedifiquedi custas tres altaris;i est s'altari de mesu ad honori de Deus e de sa Virgo Maria et de Santu Gavinu et Protu et Santu Miali et in s'altari de terra Santu Augustin et -santa.....«

Le feste principali con concorso di stranieri sono le cinque di cui si parlò. Qui si da il pranzo gratuito,ma non fanno doni agli ospiti,eccetto che sia parente od amico più. che intrinseco. Due sole sono le corse dei cavalli,cioè nella festa della prima domenica di luglio e prima domenica di settembre. Le processioni per le feste legate o avventizie per devozione particolare principiano, dalla prima domenica di maggio fino all'ultima di settembre. Non si usano novene alle chiese rurali, né trasporto di simulacri. Il Parroco ha il titolo di Rettore. I Sacerdoti Coadiutori detti Viceparroci furono sempre cinque od anche sei; ma ora da pochi anni in qua per mancanza di soggetti nella Diocesi, son quattro. I Sacerdoti senza cura d'anime sono tre. In questo villaggio esiste un convento dei Minori Osservanti fondato dal prelodato Fra Lorenzo di Villa Vincenzio Vescovo della Diocesi nel 1580. Vi sono quattro Sacerdoti, tre laici professi e sette terziari. Non si ha verun documento, ma è certo per antichissima tradi­zione che questo fabbricato era un tempo di Monaci Benedittini (Missionari) e che all'epoca che vi furono cambiati i Padri Osservanti vi era un Abbate chiamato col titolo di "Abbate di Santa Lucia" dalla Santa titolare della Chiesa. In questa chiesa vi sono alcuni belli simulacri: L'Arcangelo San Raffaele, opera dello scultore Sig.Giuseppe Lonis sopracitato; Santa Lucia Vergine e M, e San Francesco d'Assisi, sculture antiche ma di mano maestra. E per ammettere tante altre, vi esiste nell' altare maggiore il simulacro della Vergine Santissima delle Meraviglie consistente, in un gruppo di cinque statue, cioè la SS.Vergine sita in mezzo, adorna di raggi e 12 stelle il tutto d'argento dorato, i quattro evangelisti e molti angeli che fan corona alla Vergine, e satanasso con catenaccio d'argento al collo, il tutto di legno dorato e oro zecchino. Questo gruppo di statue, non ostante di scultore antico,è lavoro di mano maestra. E' un rigalo fatto dal Sacerdote AROFFU. Quì vi è eretta un'arciconfratemita con questo titolo di Meraviglie e vi sono annesse moltissime indulgenze,come nelle principali chiese di Roma,concesse dai Sommi Pontefici Leone X ai 14 luglio 1517,oltre a quelle concesse dal Pontefice Giulio II nel gennaio 1509,e Pio IV nel febbraio 1562,e sic= come furono confermate queste indulgenze dalla S.Congregazione dei Riti il 20 Novembre 1699 per petizione del Rev/mo Padre Fra Bonaventura Poe= rio Ministro Generale dell'Ordine di San Francesco d'Assisi. La decima (omessa per dimenticanza ove si parlò del Parroco e dei Viceparroci) può dare un decennio la somma di 2000 o 2400 scudi annualmente; dalla qual somma dedotti i pesi rimangono 1600 o 1800 scudi sardi al più.Questa va sempre divisa in quattro porzioni uguali:tre al rettore e una ai viceparroci.

ANTICHITÀ

In questo villaggio non esistono attualmente norachi[???]; anticamente però ve ne erano moltissimi, i quali più propriamente potevano chiamarsi "Stazzius" o "Furriadorgius", così da noi chiamati dove abitavano fissamente una o più famiglie di pastori. Tali v.g. furono quelli nominati: "Cuccuru Casa", vicino al quale ve ne furono altri in poca distanza; la casa di Antioco Steri ect. Queste famiglie non furono lontane dalla popolazione che appena tre quarti d'ora a piedi. Vari altri promontori di figura rotonda, poco elevati, chi 8, chi 10 e chi 12 palmi, e che hanno due o trecento palmi di circonferenza, chi più e chi meno, sono chiamati con diverso nome: 1° Nuraxinieddu; 2° Nuraxi scroca; 3° Nuraxi de Ortilonis; 4° Su cuccuru de sa bia umbo; 5° Su cuccuru de cracaxia; 6° Su cuccuru de sa iba manna; 7° Su cuccuru de sa ibixedda; 8° Su cuccuru de sa iba carroga; 9° Su cuccuru de sa iba de is piras; 10° Su cuccuru de sa iba onidi; 11° Su cuccuru de su planu; 12° Su cuccuru de pitzu loia; 13° Su cucouru de su campu de su pirastu; 14° Su cuocuru de sia; 15° Su cuccuru de is perdas Iongas; 16° Su cuccuru de masongius; ect ect. Tutti questi promontori trovansi d'intorno al villaggio in distanza di mezz'ora e tre quarti a piedi. In essi si osservano vestigia di norachi[???], essendovi sparse d'intorno pietre di smisurata grandezza. Da questi luoghi massime si son scavate e tuttora si scavano le pietre per le fondamenta delle nostre fabbriche. Non abbiamo altri monumenti antichi, né sepolture di giganti e meno caverne artificiali. Né vi è rimasto vestigia alcuna delle antiche popolazioni che qui esistevano mol ti secoli prima di oggi, mentre quei terreni sono chiusi e piantati a vigne. Dell'unico castello di Monreale spetta a Sardara di darne un giusto e particolare ragguaglio. Questo castello da noi è lontano un'ora a piedi. Si noti: Nel muro alla porta di fuori dell'altare maggiore della Chiesa di Santa Lucia di questo Convento dei EE.PP.Osservanti, vi è scolpita in una pietra la seguente antichissima iscrizione mezzo cancellata dal tempo:

UOMINI ILLUSTRI DI SAN GAVINO

AVV. FRANCESCO GARAU., Scrive il Meloni Satta: 30.10.1812: "La congiura ordinta in Pala banda (Cagliari) dall'Avvocato Salvatore Cadeddu, dai suoi figli Luigi e Gaetano, dal fratello Giovanni, dal Prof.Giuseppe Zedda, dagli Avvocati FRANCESCO GARAU ed Antonio Massa Murroni, e da molti altri, doveva scoppiare la sera degli 30 e 31 Ottobre presso la Chiesa del Carmine. I congiurati intendevano abbattere il giogo del Villamarina pur rispettando le istituzioni vigenti. Impadronitisi della città e della forza pubblica pensavano surrugare al Villamarina, nel governo della città il maggiore Gabriele Asquer, munire di doppia guardia il palazzo regio, e poi dar mano alla espulsione degli abborrìti cortigiani ed ufficiali pubblici, ed al riordinamento dell'amministrazione dello Stato". "4 settembre 1813 «Si proferisce sentenza di morte in contumacia contro il Professore Giuseppe Zedda da Terralba, l'Avvocato Francesco Garau da San Gavino, ed altri....(tutti esularono). Francesco Garau, valente nell'avvocatura, si riparò in Francia, e fu sussidiato da Napoleone, allora Imperatore. Nel 1828 fu nominato professore di lingue straniere nel collegio comunale della città di AIX, dove insegnò gl'idiomi italiano e spagnolo sino al 1837; dal quale anno in poi si limitò all'Italiano. Chiarì la molta cognizione di questa lingua e della Francese colla grammatica da lui pubblicata col titolo: "NOUVELLE GRAMMAIRE ITALIENNE, ELEMENTAIRE ET METHODIQUE", della quale fu fatta pure in Aix una seconda edizione nel 1840. Nel 1848 ne andò in Torino per conseguire l'assenso del governo pel suo rimpatrio. E' di quell'epoca una lettera che egli scrisse al Sac.Antonio Corrias di San Gavino raccomandandogli la candidatura di Giov. Battista Tuveri di Forru. Ottenuta la licenza del rimpatrio mentre si disponeva a partire da AIX per Cagliari,fu colto da fiera malattia,che lo condusse al sepolcro il 7 Febbraio 1849 in età di oltre 75 anni. Lasciò un ottimo nome in tutti quanti ad Aix lo conoscevano,

PRIMO MAESTRO ELEMENTARE DI SAN GAVINO. NICOLO' CIRRONIS, nato il 7 settembre 1811 da Sisinnio e da Anastasia Putzu,fu il primo maestro elementare di San Gavino.Ordinato sacerdote il 7 Settembre del 1862,dal 1864 fu viceparroco a San Gavino dove mori il 30.6.1888.

DECANO SANNA TEOL.SISINNIO. Dei furono Luigi e Giusta Cirronis, nato a San Gavino l'11 Agosto 1818. Celebrò la 1° ma Messa il 19 Marzo 1846. Nel 1° Gennaio 1847 fu professore di logica e metafisica» Assessore della Curia Vescovile fino al 27 Dicembre 1854 in cui fu nominato Rettore di Mogoro per Boi la Pontificia del 10 Dicembre 1856, con presa di possesso effettuata il 31 Maggio 1857. Fu poi fatto Canonico con la Prebenda di BANNARI-USELLUS. Morto Mons.Vargiu nel 1866, fu fatto Vicario Capitolare di Ales, Vi fu Parroco supplente nel 1894. Vi mori Decano il 24 Marzo 1896.


Queste persone che, ognuno nel proprio ambito di competenza, hanno dato lustro al nostro paese, e devono perciò essere considerati PERSONAGGI ILLUSTRI, sono:

1) Don Raimondo Porru storico affigliato alla Società Agraria Sarda Piemontese. Autore di una monografia "Notizie storiche e statistiche di San Gavino Monreale - 1850"

2) Don Battista Casula, sacerdote predicatore e Poeta.

3) Donna Marianna Diana, Educatrice pioniera delle scuole materne e dell'educazione dell'infanzia.

4) Peppino Esu, Educatore e Poeta.

5) Filippo Sanna, Eroe della grande guerra, Poeta.

6) Antonino Mereu, Legionario Fiumano, Poeta.

7) Giuseppe Sanna e figlio Petronio, imprenditori agro-pastorali trasformatori.

8) Salvatore Ariu, Medico scienziato.

9) Giovanni Mereu, Medico imprenditore agro-pastorale.

10) Raffaele Meloni, Avvocato Urbanista.

11) Domenico Crabai, piccolo industriale coraggioso.

12) Zemiro Melas, Combattente per la libertà, Poeta.

13) Felice Solinas, Educatore Pubblicista, Poeta.

14) Caterina Lussu Solinas, Educatrice, scrittrice.

15) Don Giuseppe Angius, Pubblicista.

16) Angelino Medda, Pittore.

17) Genesio Sanna, Maestro di traforo.

18) Padre Antonino Orrù, Musicista.

E in ultimo Squinto, Gran Carmelengo del Regno d'Arborea condannato a morte per tradimento che, secondo Bruno Vacca nella sua "Contro storia di Sardegna", era Sangavinese.


Vi sono poi nel nostro paese personaggi che attualmente e ancora in attività concorrono con il loro impegno artistico ad elevarlo in fama, essi sono:

Antonio Casti, Storico.

Graziano Fais, Artista incisore del legno.

Abele Piras, Commediografo e Poeta.

Angelo (Tattano) Corrias, Pittore.

Fernando Marroccu, Ceramista.

Torbeno Cardia, Poeta.

Antonio Pittau, Poeta.

Martino Piras, Poeta,

Signora Ariu (non ricordo il suo nome preciso), Poetessa.


Faustino Onnis