L'isola del tesoro

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L’isola del tesoro (Treasure Island, 1883), di Robert Louis Stevenson, è uno dei più celebri romanzi per ragazzi di tutti i tempi. Pubblicato per la prima volta a puntate nella rivista per ragazzi Young Folks negli anni 1881-1882, con il titolo di Sea Cook, or Treasure Island (“Il cuoco del mare ovvero l’isola del tesoro”).

 

Stevenson completò la mappa e iniziò subito a scrivere, leggendo la sua opera in famiglia, man mano che completava i vari capitoli. I vari componenti della famiglia diedero il loro contributo: Lloyd chiese che non comparissero donne, il padre di Stevenson suggerì alcuni contenuti dello scrigno di Billy Bones. Dopo qualche settima Alexander Japp, amico di Stevenson, fece leggere i primi capitoli del romanzo al redattore della rivista Young Folks, che decisise di pubblicarne un capito alla settimana. Inizialmente, l’opera di Stevenson, pubblicata fra l’ottobre del 1881 e il gennaio del 1882 non riscosse particolare successo. Fu pubblicato, nel 1883, sotto forma di libro, ed ebbe un immediato successo sia di pubblico che di critica. Non è possibile sopravvalutare il contributo di Treasure Island all’immaginario collettivo. A causa di questo i pirati furono in seguito costantemente associati a mappe del tesoro (in cui il tesoro è segnato con “X”), isole tropicali, stampelle o pappagali portati sulla spalla. La stessa espressione “Isola del tesoro” è entrata nel linguaggio comune e viene usata anche senza un riferimento consapevole al romanzo di Stevenson.

Stevenso ha lasciato molti scritti (soprattutto lettere e saggi) in cui spiega quali furono le sue fonti di ispirazione. L’idea centrale nacque, dalla mappa; subentrarono però i ricordi di Stevenson su opere di Daniel Defoe, Edgar Allan Poe, Washington Irving, e soprattutto Charles Kinsley. Il personaggio di Long John Silver era ispirato a un amico di Stevenson, scrittore e editore, di nome W. E. Henley. Altri libri che ricordano passaggi di Treasure Island sono Coral Island di Robert Michael Ballantyne (1871) e The Pirate di Frederick Marryat (1836), Rider Haggard scrisse Le miniere di re Salomone (1885) perché aveva scommesso col fratello che avrebbe scritto un romanzo migliore de L’Isola del tesoro.

Trama

Il romanzo è ambientato nell’età d’oro della pirateria nella prima del Settecento, e narra di una vecchia mappa del tesoro ritrovata fortunosamente dai protagonisti e li condurrà in movimentato viaggio dal porto inglese di Bristol fino a una remota isola del Mar dei Caraibi. Il protagonista e voce narrante del romanzo, Jim Hawkins, è un ragazzo che vive con i genitori nella locanda “Ammiraglio Benbow”, sul mare vicino a Bristol. Billy Bones, un capitano di nave dall’aspetto minaccioso, prende alloggio nella locanda, e, dopo la morte del padre di Jim, muore anch’egli d’infarto. Jim e sua madre aprano il baule lasciato da Bones, e trovano al suo interno una mappa.

Jim mostra la mappa ad alcuni amici, che comprendono che si tratta della mappa in cui è nascosto il leggendario tesoro del Capitano Flint. Nell’assoldare la ciurma per il viaggio, senza saperlo, scelgono alcuni vecchi soci di Flint, fra cui Long John Silver. Il capitano della nave Smollett, decide di liberarsi di Silver e dei suoi soci concedendo loro di sbarcare sull’isola del tesoro per riposarsi, con la recondita intenzione di abbandonarli. Senza dirlo a nessuno però Jim scende a terra con i pirati, dai quali però poi fugge. Addentrandosi nell’isola, Jim incontra un strano individuo , un ex marinaio di Flint, abbandonato sull’isola tre anni prima, da alcuni marinai a cui aveva rivelato che sull’isola era presente un tesoro.

Nel frattempo anche Smollett e gli altri membri dell’equipaggio fedele” sono sbarcati e si sono insediati nel vecchio rifugio. Ansioso di partecipare all’azione, Jim esce con la canoa di Ben Guun va verso l’Hispaniola, ne taglia le corde la porta ad arenarsi in luogo sicuro, sfuggendo al tentativo di Israel Hand di ucciderlo. Tornato al rifugio dei suoi, scopre che i pirati l’hanno infine conquistato, e viene fatto prigioniero.

Mente Jim è prigioniero, silver viene deposto dai suoi stessi uomini, e si trova in pericolo di vita; riesce però a farsi riaccettare come capo e, in questa operazione, salva anche la vita a Jim. Così quest’ultimo è costretto a restituire il favore a Silver giurando di difenderlo al tribunale per salvarlo dalla forca.

Analisi

Nonostante sia un romanzo d’avventura, Treasure Island appare basato su premesse sostanzialmente realistiche da un punto di vista storico. L’idea di un tesoro dei pirati nascosto su un’isola dei Caraibi, per esempio, è coerente con la storia della pirateria nel XVIII secolo. Fra 1713 e il 1725 l’Oceano Atlantico era percorso da migliaia di pirati, di cui le navi mercantili erano facile preda. Gli stessi equipaggi dei mercantili attaccati, sottopagati e maltrattati dai loro padroni, non raramente si ammutinavano per unirsi agli aggressori. Anche la descrizione che Stevenson fa dei pirati è, nei tratti generali, verosimile. La pirateria era un’attività pericolosa che richiedeva energia e buone condizioni fisiche, e quindi adatta soprattutto a uomini giovani. Il combattimento continuo aveva il suo prezzo in termini di menomazioni fisiche (da cui lo stereotipico del pirato con l’uncino al posto di una mano, e la benda sull’occhio). Il personaggio di Jim Hawkins, undicenne ma così intraprendente, rispecchia il fatto che a quell’epoca un adolescente della sua età era considerato un adulto, e già costretto ad affrontare la responsabilità del mantenimento della propria famiglia. Partendo alla ricerca del tesoro, dunque, Jim insegue anche la possibilità di risolvere questo problema per una via più rapida e redditizia che non lavorando alla locanda per poi ereditarla. In ogni caso, jim acconsente al viaggio solo dopo che uno dei suoi compagni d’avventura aristocratici si è offerto di versare una somma per il mantenimento della madre durante la sua assenza.

Chiavi di lettura

Le avventure di Jim riproducono la forma (archetipica in letteratura) del viaggio di ricerca: un viaggio in un luogo strano e pericoloso (l’Oceano e il Mar dei Caraibi) alla ricerca di qualcosa di prezioso, l’età molto giovane di Jim fa sì che la sua ricerca del tesoro sia, allegoricamente, una rappresentazione del suo cammino spirituale verso l’età adulta; non casualmente la narrazione si apre con l’evento fortemente simbolico della morte del padre di Jim. Nel corso del viaggio Jim osserva e rifiuta molte figure che potrebbero proporsi come il suo vero padre, per esempio il Dr. Livesey, uno dei suoi compagni d’avventura, che Jim rispetta ma a cui alla fine disobbedisce per mantenere invece n rapporto leale con Silver (che però anche lui respinto da Jim come figura di riferimento “assoluta”).