Il castello nella contrada di Monreale

Arrogus de storia
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

Il castello nella contrada di Monreale"Il castello nella contrada di Monreale" di Antonio Casti  - Maura Editrice, 2015.

L'ultimo libro di Antonio Casti - uscito a giugno del 2015 - stampato da Maura Editrice e con la prefazione dì Massimo Rassu, è composto da 87 pagine divise in tre capitoli: il primo capitolo "la contrada di Monreale", il secondo capitolo "il castello", il terzo capitolo "sotto i catalano aragonesi".

L'opera si inserisce all'interno della lunga e complessa ricerca di storia locale che ha da sempre contraddistinto i lavori di Casti; mediante l'uso di fonti storiche edite e sopratutto di fonti inedite (specificatamente i documenti conservati nell'archivio dì Stato di Cagliari e sopratutto nell'archivio della Corona d'Aragona e in quello Nazionale di Madrid - oltre a quelli nella biblioteca comunale cagliaritana), lo scrittore cerca di raccontare le vicende della fortezza campidanese; esso rappresenta senza dubbio un punto da cui partire per le future ricerche.
Nel primo capitolo vengono spiegate quali siano le caratteristiche geo-politiche del territorio: dalla composizione della rete viaria alla difesa dei confini, fino agli abitanti delle varie ville che composero la curatorìa di Bonorzuli (quella che poi diventerà la contrada di Monreale con la presa del potere da parte dei catalano-aragonesi); poco si può dire sul paragrafo relativo l'economia, in quanto la quasi totale assenza di fonti non lascia spazio alla ricerca. Benché la trattazione sia ben fatta, non ci sono notizie nuove rispetto a ciò che già si sapeva su quei centri: si capisce che l'intento è dare una introduzione generale - ma obbligatoria - per il proseguo dell'opera.
Nel secondo capitolo, in quella che è la parte centrale dell'intero libro, si trovano le caratteristiche generali dell'edificio. È nel primo paragrafo che lo storico propone come possibile data di edificazione il 1275-76; però già diversi anni prima, e nello specifico nel 1992, lo storico P.G. Spanu scoprì un'iscrizione frammentaria, in due blocchi lìtici, che conserva l'indicazione cronologica 1275 e che allude ad un magister. Sia lui che la dottoressa Francesca Romana Stasolla (in una sua pubblicazione del 2010 - Temporis Signa), pensarono che quella data potrebbe collocarsi tra il 25 marzo 1274 e il 24 marzo 1275, qualora fosse stata espressa secondo lo stile dell'Incarnazione al modo pisano. I paragrafi seguenti sulla dislocazione e struttura non si discostano dalle più recenti scoperte archeologiche avvenute nel corso degli ultimi anni (vedasi: Francesca Carrada, Fabio Pinna, Rossana Martore)!!, Giuseppe Spiga, Foiso Fois, Giorgio Cavallo e Angela Terrosu Asole).
Curioso è il paragrafo dedicato alla diatriba sul possesso del castello: era dì Sardara o San Gavino Monreale? La soluzione è semplice: il mastio non appartenne a nessuna delle due ville, ma fu sempre autonomo e afferente semmai al territorio prima giudicale (renna) e dopo feudale.
I paragrafi restanti del secondo capitolo - e tutto l'intero terzo - sono una buona trattazione storiografica: partendo infatti dalla prima vera attestazione documentaria (1309), segue un excursus con tutte le vicende che videro protagonista la costruzione nel corso dei secoli centrali del Medioevo e della prima età Moderna, mettendo in evidenza il molteplice ruolo di prigione, fortezza di confine del giudicato di Arborea (come i castelli di Marmilla e Arcuentu), residenza regale e simbolo di potere, fino al suo abbandono nel XVII secolo (con alcuni passi tratti dalla descrizione proposta da J. Ateo del 1680), mai dimenticando il secolare ed importante rapporto con i centri abitati della pianura. Buona è pure la parte che riguarda i feudatari: in questa sezione lo storico riprende - seppure con alcune aggiunte documentali - parte delle informazioni riportare nel libro Santa 'Engiu arrogus de storia (1997), integrandole con delle note su Gorgia Ferrerà, Berengario Carroz e G.R. de Montcada.

"Il castello nella contrada di Monreale" è un buon libro che merita di essere letto; nel titolo è presente l'essenza del lavoro: il castello di Monreale (murriali in sardo), come entità e la sua area di riferimento, ovvero la contrada. Ancora una volta si nota ia passione che anima lo scrittore nel dare il suo contributo alla ricerca, ma sopratutto nel saper trasmettere le conoscenze ai profani, cioè coloro i quali non sono esperti di storiografìa; possiamo considerarlo più un testo di storia che un trattato di archeologia, in cui vengono messe insieme informazioni indispensabili per proseguire nello studio di questo patrimonio della provincia del Medio Carnpidano, erede contemporaneo del districtus castri de Montis Regalis.

Alberto Serra