Un Natale di novant'anni fa (2a parte)

Arrogus de storia
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"Un Natale di novant'anni fa" di don Giovanni Giacu (seconda parte).

Le condizioni in cui riversa invece l'orologio, riusciamo a conoscerle tramite una lettera del 24 ottobre 1909, redatta dal Sig. Pistidda al Commissario Regio. 24 ottobre 1909.

 

24 ottobre 1909.
Lettera del Sig. Pistidda G. L. al Commissario Regio: "Egregio Commissario Regio, San Gavino. Giorni fa mi ricai a San Gavino per affari nello stesso tempo mi recai in campanile per visitare l'orologio pubblico a me affidato per la manutenzione. Incontrai l'orologio in pessimo stato causa della cassa essendo tutto bucato e nei buchi penetra il vento forte assieme alla sporchizia, il vento si capisce sbatte il bilancere da una parte a l'altra ove può procurare guasti costosi perciò mi rivolgo alla S. V. I. onde poter provvedere per evitare i guasti che possono capitare. La riverisco L'orologiaio Meccanico Giovanni Luigi Pistidda".

L'ingegnere Riccardo Simonetti compie uno o più sopralluoghi al campanile, e prontamente riferisce al Sindaco le condizioni un cui riversa la struttura architettonica. Il Sindaco Sassu riferisce di questo al Parroco don Cabitza in una lettera datata 21 dicembre 1909. Nella stessa vi sono contenuti i primi provvedimenti che dovranno essere adottati.


21 dicembre 1909.

Altra lettera del Municipio al Parroco N. Prot. 1236: "le trascrivo un brano della lettera inviatami dall'Ingegnere Simonetti in seguito alla visita praticata al campanile: "Le condizioni statiche adunque del rivestimento esterno della canna, del pavimento fino alla cella campanaria sono pessime, essendo Cortissime le corrosioni della pietra tuffacea con la quale è fatto, imponenti i distacchi e gli strapiombi. La cella campanaria è poi addirittura in uno stato deplorevole, si da lasciare serii dubbi sulla sua stabilità, massime con le vibrazioni che ad essa si imprimono quando vengono e come vengono suonate dai sacristi le campane. E mentre mi occuperò con tutta la sollecitudine possibile dello studio dei restauri occorrenti, a scanso di responsabilità ritengo prudente e necessario:
1.   che la S. V. vieti in modo assoluto che le campane vengano suonate lasciando solo che l'orologio batta sulla campana delle ore e mezz'ore.
2.   che venga aumentato lo spazio tutto attorno al campanile in cui sia vietato il transito e la permanenza, con segni robusti ed evidenti in modo che si abbia una zona libera perimetrale larga almeno metri 5 ".
Nel comunicarle tali consigli dell'Ingegnere, ed onde evitare possibili responsabilità da parte dì chiunque, pregola vivamente di eseguire quanto riguarda il suono delle campane appena ne avrà avvisata la popolazione. Così occorrerà pure impedire l'accesso alla prima cappella. Occorre costruire lo steccato di cinque metri anche nell'interno della chiesa, per lo spazio intorno al campanile, vietando, se del caso, l'ingresso pel portone principale. Dal canto mio posso assicurarla che si procederà al restauro con tutta la sollecitudine possibile.
Il Sindaco G. Sassu".

A questa lettera, il Parroco risponde prontamente con pacatezza ed equilibrio, suggerendo al Sindaco di ritardare al gennaio del 1910 l'adozione dei provvedimenti suggeriti dall'ingegnere.


22 dicembre 1909.

Lettera di risposta da parte del Parroco al Sindaco: "Illustrissimo Sig. sindaco, Rispondo al protocollo N. 1236
relativo al campanile parrocchiale. Premetto anzitutto che, se l'ingegnere Simonetti è un incaricato della Prefettura non ho nulla da aggiungere, ritenendo sempre superiore ad ogni mio individuale giudizio, l'autorità che esso legittimamente riveste. Ma se tale non fosse, mi permetta che faccia anch'io alcune osservazioni in proposito.
Anzitutto parmi esagerato, che, per il pericolo che si distacchi qualche pietra dal rivestimento esterno della canna del campanile, si debba fare un recinto che abbia una zona perimetrale di cinque metri (!), fuori, e, quello che maggiormente colpisce, dentro la chiesa!
In secondo luogo, pure ammettendo che il suono delle campane produca una qualche scossa nei fabbricati prossimi, cioè, più vicini, io non credo, che le condizioni del nostro campanile siano talmente compromettenti, che, data l'importanza del servizio delle campane, non si possa conciliare la esigenza non tanto facilmente vincibile della popolazione, e un uso più ristretto e prudente delle campane, con lo stato non poi troppo gravemente allarmante dell'edilizio: e ciò tanto più, quanto si permetta all'orologio, che non credo più necessario, nel campanile della chiesa, delle funzioni che nella chiesa si compiono, di suonare ad ogni mezza ora".

Giovanni Giacu

 

(da "Il Provinciale oggi", n. 22 del 15 Dicembre 1998)