In Internet l'amarcord degli operai

Da Il Filo della Memoria 2.0 - Biblioteca Multimediale di San Gavino Monreale (VS).

Da "L'Unione Sarda" di Mercoledì 10 febbraio 2010.

MEDIO CAMPIDANO - San Gavino

«Così si lavorava in fonderia» In Internet l'amarcord degli operai

I ricordi dei lavoratori e i documenti storici della fonderia sono ora liberamente consultabili su Internet. È questa l'iniziativa della biblioteca comunale che ha pubblicato diverse testimonianze di chi ha lavorato nella fabbrica sangavinese sul proprio sito all'indirizzo web www.bibliotecadisangavino.net Così a parlare della loro esperienza sono i dipendenti storici come Gavino Congia, Antonio Agri, Luigi Matta e Giuseppe Altea o Giuseppe Tuveri, figlio di Arturo Tuveri. In tutti il lavoro in fonderia ha lasciato un profondo segno soprattutto negli anni d'oro quando lo stabilimento arrivò ad avere anche 1200 dipendenti. Antonio Agri ricorda ancora il giorno della prima assunzione: «Era l'aprile del 1963, mi diedero una tuta ed un paio di scarpe, mi recai immediatamente in officina. Ero stato assunto in fonderia, lavoravo in officina meccanica. Indossare la tuta della fonderia era stato per me come vincere una grossa somma al totocalcio; un lavoro sicuro e ben retribuito». Gigi Matta, 89 anni, apprendista meccanico in officina, è stato assunto all'età di 16 anni e mezzo nel 1946: «Il lavoro era molto faticoso. Si andava incontro ad una serie di malattie come il saturnismo e la silicosi. All'epoca non erano previsti controlli medici periodici per il riscontro dello stato salute dei lavoratori, che vennero introdotte solo all'inizio degli anni '70». Il guspinese Arturo Tuveri aveva il numero di matricola uno come racconta il figlio Giuseppe: «La vita lavorativa di mio padre nella fonderia iniziò alla fine degli anni '20. Mio padre metteva la fonderia sempre al primo posto. Sosteneva che essa non appartenesse solo ai padroni, che ne ricavano profitti, ma anche agli operai, che ne ricavano lo stipendio che permetteva di formare e crescere le loro famiglie con dignità».

Gigi Pittau