Quel campanile risaliva al Quattrocento

Arrogus de storia
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Sul Bollettino Diocesano di Ales "L' Angelo delle Parrocchie" del febbraio 1938 apparve, in forma anonima, un articolo in cui si sosteneva che l'antico campanile della chiesa di S.Chiara era stato edificato nell'anno 1777.

Nell'articolo in questione, attribuito al parroco di S. Chiara can. Severino Tomasi, questi tracciava una ricostruzione storica utilizzando stralci di alcuni documenti giacenti nell'archivio parrocchiale e datati 1771-17871 riguardanti l' erezione della cosiddetta "torre del relox " chiamata pure "campanario del relox " che, senza alcun dubbio, egli identificava con l'antico campanile. Nel 1959 invece M.Freddi e R.Salinas, funzionari della Sovrintendenza ai Monumenti di Cagliari, analizzando la chiesa di S. Chiara dal punto di vista architettonico-stilistico ( vedi la pubblicazione dei due autori intitolata "La Parrocchiale di San Gavino Monreale”) esclusero decisamente che questa tesi avesse una qualche validità. Per loro il campanile, unitamente alla cappellina gotica che gli stava alla base, era "...coevo o di poco posteriore all'impianto principale, vale a dire agli archi della navata e alla scomparsa"capilla mayor", risaliva cioè alla seconda metà del Quattrocento.

Ciò non indusse comunque il Tomasi a rivedere il suo enunciato che anzi ripropose negli stessi identici termini nella rubrica "Memorie del passato" sul periodico diocesano "Nuovo Cammino" (1963)...


Oggi, a seguito del recente rinvenimento di un disegno del 1777 raffigurante la facciata della chiesa (2), il problema parrebbe definitivamente risolto in totale discordanza con la tesi del Tomasi. In esso, ai lati della facciata sono rappresentati, sulla sinistra il " campanario " ossia il campanile, e sulla destra il " campanario del relox corrispondente al prospetto esterno della cappella del Rosario, sul quale campeggia anche uno spazio circolare dove incastonare l'orologio. Il campanile quindi, e la "torre del relox ", erano due cose diverse. Il can. Tomasi quindi era incorso in un errore clamoroso: come mai?


Pare oggi evidente che egli non abbia pensato neanche per un attimo che nei documenti citati, con"torre" o "campanario del relox" si volesse indicare una struttura altra dal campanile, idonea unicamente a dare sostegno e visibilità all'orologio pubblico, presente allora con questa funzione in diversi centri dell'isola. Non solo, ma non tenne conto neanche di alcuni altri elementi importanti che contrastavano con la sua deduzione, primo fra tutti il manoscritto del can. Porru (1786-1868) che faceva risalire la costruzione del campanile ad una data non precisata ma sicuramente anteriore al 1680 (3).

In conclusione è il caso che quanti hanno ripreso in questi anni la tesi del Tomasi facendola propria senza una seria verifica dei documenti su cui si basava, primo fra tutti il sottoscritto, operino d'ora in avanti con maggiore cautela riscontrando sempre la validità e l'autorevolezza delle fonti per non incorrere in questo genere di errori che di certo non giovano all'immagine della ricerca storica locale.

Note

1 L 'articolo riprendeva alcuni argomenti di una relazione informativa relativa ai lavori per la demolizione e ricostruzione del campanile che nel gennaio de11138 il can. Tomasi inviò alla Curia di Ales. Dal testo di questo articolo estrapoliamo alcuni stralci riferiti ai documenti citati:

a) . . . nell' anno 1771 e 1772 non si distribuì al popolo la cera del giorno della Candelora, acciocché i soldi risparmiati servissero col tempo ad acquistare un pubblico orologio, e i 48 scudi risparmiati in tre anni furono depositati nella cassaforte della parrocchia con verbale del febbraio 1773 firmato dal parroco A. Ignazio Nonnis e dal sindaco Giuseppe Cossu . . . ;

h) .l] 19 aprile con altro verbale firmato da tre notai, Ignazio Serra, Francesco Melas, Priamo Garau, furono estratti dalla cassa 25 scudi perché "..Oy se ha dato principio a escavar los cimientos para hazer la torre del relox";

c) . . . il 17 maggio 1777 un altro verbale di estrazione dalla cassa dice che " . . . presentemente è ben avanzata ]a fabbrica della tolTe dove sarà collocato l'orologio, e per portarlo a termine occorrono vari materiali";

d) . . . il 28 aprile 1786 furono estratti 336 scudi e consegnati al signor Antonio Onidi con permesso del Vicario Capitolare "..per pagare a conto a maestro Eusebio Carta della città di Cagliari, impresario della fabbrica del campanario.." ed il4 giugno 1787 furono estratti altri 300 scudi "..per le spese del campanile e facciata della chiesa".

2 Il disegno, rinvenuto da Franco Cominu" fa parte della documentazione allegata relativa alla causa civile intentata proprio in quell'anno dal Comune di San Gavino Monreale contro il notaio Francesco Orrù che pretendeva di costruire un edificio ad appena 4 metri di distanza dalla facciata della chiesa ( ASC Cause Civili )

3 Nel manoscritto si afferma testualmente che "...in quest'epoca (1680 ,nda) è tutto probabile, per la sua più antica costruzione, che la Parrocchia avesse già il campanile. . . ( BUC, ms LII 263 dj R.Porro 1850 Cenni statistici del villaggio di San Gavino compilati pel sacerdote R. Porru vice parroco nel detto villaggio, sua patria, e membro dela

società agraria di Torino e Cagliari ) ...

Ma sono anche altri i dati importanti che il can. Tomasi omise di valutare e che, se considerati, avrebbero potuto portarlo a conclusioni diverse, e cioè:

a) l'entità dei soldi sborsati che se potevano essere sufficienti per l'edificazione della facciata della cappella del Rosario, non 10 erano di certo per tirare su una struttura di 30 metri circa com' era il campanile;

b) il fatto che la cappellina gotica coeva dell'impianto originario della chiesa non sarebbe esistita senza il campanile;

c) l'assenza del campanile dall'elenco delle opere realizzate in quegli anni dal rettore Nonnis riportato nel manoscritto del Porro;

d) l'esistenza nel campanile di due campanoni datati uno 1499 e l'altro 1500;

e) il fatto che l'antico campanile non conteneva traccia alcuna di uno spazio destinato appositamente all' orologio pubblico che, nelle foto esistenti, appare sistemato in maniera quasi provvisoria, ecc. . .