La caverna di Platone

Il libro
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"La Caverna di Platone" di Eugenio Orrù - Edizioni Tema, 2010 - 454 pagg.

Dentro una dimora sotterranea a forma di caverna, pensa di vedere degli uomini che vi stiano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, sì da dover restare fermi e da poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo...

Alta e lontana brilli alle loro spalle la luce d'un fuoco... Somigliano a noi... Credi che tali persone possano vedere, di sé e dei compagni, altro se non le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna che sta loro di fronte? Per tali persone la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti artificiali... (Platone, La Repubblica, dialogo tra Socrate e Glaucone).

 

Nelle riflessioni raccolte in questo volume si sente forte un impulso morale. Il pessimismo dell'intelligen za, per dirla con Granisci, ma soprat tutto l'ottimismo della volontà. Per vincere la nebbia che preme e offusca, per vincere la penembra che cala e ottunde. Questi scritti invitano a combattere la sfiducia e la rassegna zione che crescono quando il ciclo è plumbeo e i tempi si fanno difficili, mentre imperversano l'autoritarismo e il populismo, il malgoverno sovrasta e la corruzione e il malaffare dilagano. Il mondo vive un'epoca cruciale, terribilmente intricata e complessa. Si vede l'orizzonte? Si può vedere, si può guardare lontano, oltre la siepe. Ma occorre la partecipazione di tutti, la partecipazione come sostan za non surrogabile della democrazia. La democrazia è per tutti e di tutti o non è. Questo è il tema. Per uscire da una società artificiale e ingiusta dove l'apparenza sembra diventata più importante della sostanza, e ha fatto perdere il senso dei valori veri. Non c'è strada di futuro altrimenti.

 

L'AUTORE

Eugenio Orrù (Cagliari 1938) è stato dirigente del Pci, del Pds, dei Democratici di Sinistra e ora del Pd. Fondatore con Umberto Cardia e direttore dell'Istituto Gramsci della Sardegna, socio della International Gramsci Society, componente del Direttivo dell'Associazione Nazio nale Gramsci. Ha insegnato Lettere nella scuola media, Storia e Filosofia nei licei, Storia Medievale, Moderna e Contemporanea all'Università di Cagliari. Dal 1979 al 1989 è stato consigliere regionale, presidente della Commissione Istruzione e Cultura e presidente del Gruppo consiliare del Pci. Giornalista pubblicista, collabora a quotidiani e riviste regionali e nazionali. Con Tema ha scritto Pensando al futuro. Politica e società in Sardegna (2002) e curato Omaggio a Gramsci (1994), Cultura, Scuola, Identità nella prospettiva europea (1996), Identità come progetto (1998), II pensiero permanente. Gramsci oltre il suo tempo (1999), Idee e valori per il Duemila (2000), L'uomo dell'altipiano. Riflessioni, testimonianze, memorie su Emilio Lussu (2003), Dialoghi di un anno. Storia, cultura e società nella Sardegna di oggi (2003), Etica e politica. Figure e testimonianze (2004), Dentro la modernità. Identità, simboli, linguaggi (2005), Umberto Cardia: la cultura e l'etica (2006), Crisi e mutamento. La Sardegna fra tradizione e modernità (2008), Identità e universalità. Il mondo di Antonio Gramsci (2010).

 
Uscire dal mondo delle ombre, delle apparenze, della mistificazione.
Per conquistare la luce del sole, valori forti, la verità, la giustizia, una democrazia vera.

 


Il mito della caverna. Dal mondo delle ombre verso la verità

... In seguito, continuai, paragona la nostra natura, per ciò che riguarda educazione e mancanza di educazio ne, a un'immagine come questa. Dentro una dimora sotterranea a for ma di caverna, con l'entrata aperta alla luce e ampia quanto tutta la lar ghezza della caverna, pensa di vedere degli uomini che vi stiano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, sì da dover restare fermi e da poter vedere soltanto in avanti, .incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo.
Alta e lontana brilli alle loro spalle la luce d'un fuoco e tra il fuoco e i pri gionieri corra rialzata una strada. Lungo questa pensa di vedere co struito un muricciolo, come quegli schermi che i burattinai pongono da vanti alle persone per mostrare al di sopra di essi i burattini.
- Vedo, rispose.
-  Immagina di vedere uomini che portano lungo il muricciolo oggetti di ogni sorta sporgenti dal margine, e statue e altre figure di pietra e di le gno, in qualunque modo lavorate; e, come è naturale, alcuni portatori par lano, altri tacciono.
-  Strana immagine è la tua, disse, e strani sono quei prigionieri.
-  Somigliano a noi, risposi; credi che tali persone possano vedere, anzitutto di sé e dei compagni, altro se non le ombre proiettate dal fuoco sulla pare te della caverna che sta loro di fron te?
-  E come possono, replicò, se sono costretti a tenere immobile il capo per tutta la vita?
- E per gli oggetti trasportati non è lo stesso?
- Sicuramente.
-  Se quei prigionieri potessero con versare tra loro, non credi che pense rebbero di chiamare oggetti reali le loro visioni?
- Per forza.
-  E se la ragione avesse pure un'eco dalla parete di fronte? Ogni volta che uno dei passanti facesse sentire la sua voce, credi che la   giudicherebbero diversa da quella dell'ombra che pas sa?
- Io no, per Zeus!, rispose.
- Per tali persone insomma, feci io, la verità non può essere altro che le om bre degli oggetti artificiali.
- Per forza, ammise.

Platone, Opere, volume II, La Repubblica, libro VII, 514, 515,1. Interlocutori Scorate e Glaucone, fratello di Piatone. Traduz. di Franco Sartori, Editori Laterza, Bari, 1966.